mercoledì 26 marzo 2008

Come servire l'Italia?



(...) Come servire l’Italia?

Con quale scelta immediata?

Quale strategia?

Ci siamo sforzati di uscire dal proprio amoreggiato microcosmo?

Per affrontare una serie di obiettivi concreti da risolvere?

Le soluzioni che ci stavano a cuore: abbiamo tentato la tessitura di convergenze per vederle realizzate?

Quando saltano su gli interrogativi: che fare?

Quando gli equilibri, per il mutare delle circostanze, saltano, mutano, si ha la lacerazione, se l’ambiente non è più abituato a ragionare in termini politici.

Quale la possibile espansione?

E come?

Domande mai fatte.

tratto da: "L’Eco della Versilia", n° 1 Anno XX 15 Febbraio 1991

Siamo «oltre» ...

(...) Siamo «oltre», si afferma, siamo l'«unica opposizione», siamo «l’alternativa al sistema».
Ma nei comportamenti, nei fatti, nella simbologia, siamo «destra».
Una destra, bisogna dírlo che, per volontà di tutti (destra prudente e plaudente) che ha avuto dentro la più alta percentuale di massoni e di uomini dei Servizi;
rischiando di annoverare nelle sue file Michele Sindona.
Abbiamo, nel momento più acuto dei nostro smarrimento culturale e
della nostra emarginazione nella opinione pubblica,
in contemporanea al miglior successo nel Palazzo
(il 1972 che piace tanto agli amici di "Destra in Movimento"),
abbiamo, dicevo, allungato il nostro nome MSI, MSI-DN, MSI-DN-Costituente di destra, perdendo via via di significanza.
Il che faceva dire ad Adriano Romualdi, alla domanda perché la contestazione aveva finito per incanalarsí sui binari dei marxismo,
«perché dall'altra parte non esiste più nulla, c'è una destra fossilizzata nelle trincee di retroguardia del patriottismo borghese, incapace di agitare il grande mito di domani,
il mito dell'Europa;
una destra seppellita sotto un cumulo di qualunquismo borghese.


XV Congresso Nazionale MSI, Sorrento 10 - 13 dicembre 1987


Chi, come noi, crede ...

Chi, come noi, crede davvero che la fedeltà e la coerenza siano virtù inderogabili,

non consiglierebbe mai ad un fascista di rinunciare ad esserlo;
magari per la fragile ragione che l’antifascismo sta scomparendo.
Dimenticando la propria provenienza dal fascismo e dall’antifascismo,

non nasce un’Italia migliore,
ma nasce un’Italia smemorata che smette di odiare
perchè ha smesso d’amare;
ci si abbraccia all’avversario di ieri non per «conversione»,
ma per stanchezza.


"tabularasa", n° 1 Anno 3 , 31 gennaio 1994
testi di Beppe Niccolai

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