lunedì 29 giugno 2009

L'ESTREMOCENTROALTO
Il manifesto di CasaPound

L’ottocento è morto.
Il novecento è morto.
Noi invece ci sentiamo benissimo.
Duemilaenove: della destra e della sinistra non si hanno più notizie precise, e quello che sappiamo non ci piace.
Nessuno dei problemi fondamentali dell’epoca presente
è “di destra” o “di sinistra”.

E nessuna delle soluzioni possibili lo è.
E’ un nodo di Gordio inestricabile e chi tira le funi da una parte o dall'altra non fa che aumentare l’ingarbugliamento.
Vince il parlarsi addosso, si diventa incapaci di produrre senso tramite il linguaggio. Occorre allora l’emergere di una prospettiva nuova, di una rottura epistemologica, di un cambio di paradigma; cortocircuitare il linguaggio dominante in un caos fecondo dal quale sorga qualcosa di mai visto e mai sentito.
Quelli che tirano a destra e quelli che tirano a sinistra non scioglieranno mai il nodo ma si daranno anzi man forte per stringerlo ancor più.
Occorre un gesto estremo che spezzi la corda. Al centro. Dall’alto.
Occorre essere spada.
Oggi, le menti, i cuori, i corpi di chi vuole aggredire la modernità e vivere il presente da protagonista ripudiano, disprezzano e deridono i gusci vuoti della politica politicata.
Non è una trovata buffonesca, una fisima intellettualoide, un provocazione virtuale.
E’ un percorso vissuto, è un’esigenza della carne.
E’ un vitale bisogno di aria.
Più accettiamo le definizione imposte da altri, meno percepiamo la sensazione di essere realmente politica.
Alla destra non perdoniamo di aver parlato d’ordine e di averlo confuso con compiti da nettezza urbana e bassa sbirraglia.
Alla sinistra non perdoniamo di aver sollevato le masse contro il potere solo per meglio insediarsi in quest’ultimo.
Al centro non perdoniamo niente, e basta.
Ciò che un tempo era semiparalisi mentale, oggi è coma profondo.

Sia allora spietata la nostra compassione.
Basta con destra e sinistra, sorga l’Estremocentroalto.

Estremo
Ciò che è radicale, ciò che va alla radice ed è a sua volta radicato.
Una visione della vita senza attenuazioni, senza finzioni, senza alibi.
L’azione come fonte del sublime, il grido a piena voce come modalità d’espressione prediletta.
Distendere i concetti fino allo spasimo per evitare che si attorciglino su se stessi.
L’esatto opposto dell'estremismo, fossilizzazione puramente verbale di un ribellismo adolescenziale tanto chiassoso quanto sterile.
Si è estremi nel senso qui indicato quando si sanno far convivere la grandiosità dei fini, la risolutezza nei mezzi, lo stile delle espressioni e la forza tranquilla come tenuta etica generale.

Centro
L’attestarsi su di una posizione regale e sovrana al di là degli opposti sbandamenti, l’importanza di una centralità politica, sociale, culturale, esistenziale.
Un centro che non è palude; il segmento politico degli opportunisti, degli ignavi, dei vili, degli indecisi, il luogo dove si affonda, dove non ci può essere fondazione, habitat naturale per il cosiddetto “centrismo” politico.
Essere al centro significa essere lì dove realmente accadono le cose, là dove passa lo spirito del mondo a cavallo, lontano dalle periferie e dai ghetti.
Chi non ha autocentratura cerca rifugio nel decentramento rispetto alla società per paura di “contaminazioni” con l’altro da sé. Si mette in un angolo e recita la propria perdente apologia, rassicurato della sua purezza.
Chi invece è centrato in se stesso può rivendicare una centralità nel mondo e nella contemporaneità, parlando con tutti e parlando di tutto, sperimentando ogni linguaggio e mantenendo fermo il cardine anche se la porta sbatte.

Alto
Il senso della verticalità, di un approccio al mondo che passa per la politica delle tre “e”:

etica,

epica,

estetica.

Al trionfo della chiacchiera, della curiosità, e dell’equivoco, bisogna contrapporre con l’esempio l’abitudine del coraggio, la bellezza della schiena diritta, l’esistenza come ascesa.
Riscoprire un senso della nobiltà e della dignità in ogni aspetto del quotidiano, disprezzare il “così fan tutti”, ritrovare una dimensione
alta della politica.

Dall’alto, si osserva il basso mantenendo la distanza e vedendo le cose in prospettiva, studiando il terreno per l’attacco.

L’Estremocentroalto non si sente figlio o orfano di qualcuno.
Non apriamo corsie preferenziali per chicchessia e non vogliamo consumare alcuna vendetta.
Non viviamo di luce riflessa.
La saldezza in noi stessi ci permette di rapportarci senza pregiudizio all’altro – qualunque altro.
E, soprattutto, vogliamo con forza l’unità dell’unica area che conta:
il Popolo italiano.

L’Estremocentroalto fugge le autorassicurazioni identitarie, equivalente politico della triviale esibizione di virilità tipica degli eunuchi.
La nostra identità politica è sparata in avanti come un proiettile.

L’Estremocentroalto ha molti nemici con un solo nome: Reazione.
La Reazione è una dimensione dello spirito che ha una sua genealogia interiore.
I meccanismi interni che determinano i comportamenti votati all’utilità e all’autoconservazione sono reattivi.
Quelli votati alla conquista sono invece attivi.
Attivo: affermare se stessi con innocenza, al di là del bene e del male.
Reattivo: non riuscire ad agire con innocenza, sperimentare il macigno della colpevolezza che blocca la libertà d’azione.
Re-azione è l’eco dell’azione che torna costantemente indietro, è il rancore che, non trovando una valvola di sfogo, si sedimenta, fermenta e crea infezione. E’ il sentimento che non riesce a dispiegarsi e diventa ri-sentimento.
La Reazione è gelosia invidiosa.
L’Estremocentroalto è amore disperato.
In definitiva: combattere senza compassione alcuna il clericalismo, il moralismo, il passatismo, l’avarizia, la viltà, l’egoismo, le piagnucolerie, i complessi, le paranoie, i settarismi, gli “appelli alla vigilanza”, lo scandalismo a buon mercato, la nostalgia del bel tempo antico, gli interessi di parte che prevalgono sul tutto, i cattivi maestri e i discepoli sguaiati.

L’Estremocentroalto non ha una “ideologia”.
Chi si avventura in una foresta sconosciuta aprendo un varco tra la fitta vegetazione e tracciando una via non ha alcuna mappa con sé. Ha solo una bussola con dei punti cardinali, il resto è tutto da costruire.
I nostri punti cardinali, le nostre uniche certezze::
l’esuberanza è la suprema delle virtù
la banalità è il peggiore dei crimini
tutto sempre deve essere perdonato ai giovani
donare è sempre conquistare
chi dice “ieri” e “anti” ha sempre torto
Il resto è conseguenza.

L'Estremocentroalto schifa le ideologie e non possiede la verità.
E' però portatore di uno stile. Lo stile è superiore alla verità, poiché reca in sé la prova dell’esistenza.
Nella contrapposizione fra “estetizzazione della politica” e “politicizzazione dell’arte”, noi ci schieriamo per l’Artecrazia, risposta sovversiva e creatrice, vitalista e vivace al dominio dell’inaudita bruttezza.
I tradizionali mezzi e linguaggi della politica vanno sovvertiti, rovesciati.
Serve un nuova politica a colpi di colore.
Artecrazia, non significa voler portare la politica nell’arte.
Significa fondere le due cose; concepire la politica sub specie artis.
Significa fare della propria comunità di riferimento un’opera d’arte da costruire.
Fondare città, avere un’idea estetica del proprio futuro e del proprio popolo.
Significa ancora, essere capaci di parlare un linguaggio che sia di per sé mobilitante, che scuota le coscienze e gli animi, che porti al risveglio di energie ancestrali.
Si coltivino simboli, si ragioni da artista.
Ci si rapporti al mondo sempre in una chiave figurativa, si tocchino le corde dell’“immaginale”, dimensione naturalmente orgiastica, addensatrice d’anime.
La rivoluzione si fa con le rose rosse.
Si fa con il marmo bianco.

L'Estremocentroalto auspica un modello di stato basato sull'idea politica, la nostra idea politica, che prevede un massimo di libertà unita ad un massimo di responsabilità.
Un'idea ed una comunità sempre in bilico tra imperium e anarchia, un sentimento del mondo che non concepisce alcun ordine sociale al di fuori di un ordine lirico.
Una visione che rifiuta il grigiore burocratico della città-caserma tanto quanto l’attrazione morbosa per l’informe, per il deforme, per i maleducati dello spirito.
Un'idea politica che disprezza le cosche, le oligarchie, le caste, le sette e le lobby e che immagina, per ogni stato degno di questo nome, la partecipazione per base, la decisione per altezza e la selezione per profondità.
Sogniamo una massa ridivenuta popolo, una comunità autocosciente che partecipa consapevolmente al proprio destino.
Non è un programma.
E’ una promessa.

domenica 28 giugno 2009

L’associazione culturale e di promozione sociale Avellino Non Conforme, realtà che orbita all'interno di CasaPound Italia, sottolinea la scabrosa situazione che vivono gli animali abbandonati e maltrattati in città. Dopo aver ritrovato un cucciolo abbandonato vigliaccamente nell’immondizia, abbiamo chiesto a conoscenti e amici di occuparsi del cucciolo, ma non avendo trovato nessuno disposto ad adottarlo, ci siam recati al canile comunale di Atripalda visto che la città di Avellino ne è sprovvista, pur essendo un capoluogo di provincia.
Quindi, arrivati ad Atripalda ci siam trovati di fronte un cartello che segnala lo stato di sequestro del locale. La struttura è stata chiusa perché durante un’ispezione è stato riscontrato un numero di animali esageratamente elevato rispetto a quelli che poteva realmente contenere e quindi le condizioni igienico sanitarie non erano assolutamente idonee. Per nulla intenzionati a demordere ci siamo recati all’ufficio veterinario dell’Asl. Dopo aver vagato per diversi uffici ci vien detto di comunicare, tramite fax, con il canile di Luogosano (piccolo comune a 60 km da Avellino) e che dovrebbero essere loro a “recuperare” il cane entro 10 giorni. Il contesto è a dir poco surreale. Mancano strutture e i poveri animali, il più delle volte, sono abbandonati a loro stessi, sia dagli pseudo padroni che dalle istituzioni locali.
Infine, con l'avvento dell'estate il problema dell'abbandono dei cani sarà di nuovo al centro dell'attenzione cittadina e noi di Avellino Non Conforme, rimarcando la totale impreparazione e disorganizzazione degli organi predisposti, invitiamo gli amanti degli amici a quattro zampe a sollecitare una svolta sul caso del canile di Avellino e ad inviare centinaia di mail per richiedere trasparenza, informazioni precise ed efficienza.
Affinché situazioni del genere cessino definitivamente.


Ecco gli indirizzi di posta elettronica:
info@comune.avellino.it
oppure
giuseppe.galasso@comune.avellino.it

giovedì 25 giugno 2009

venerdì 19 giugno 2009

martedì 16 giugno 2009

Oggi sono PASSATI esattamente TRENTA ANNI da quel maledetto "sedici Giugno" del 1979.
Francesco, vive nelle lotte di chi non si è omologato al Sistema ed ha scelto la militanza come VITA.

In questi casi non servono parole, a nostro giudizio.
Semplicemente AZIONE.


Riportiamo la Storia di Francesco, raccontata in un dossier prodotto dal Nucleo dell'ex Fronte della Gioventù “Trieste-Salario”:

“Siamo nel maggio del 1979 e la tensione nella zona di Roma Est è piuttosto alta a causa delle continue provocazioni perpetrate da aderenti al P.C.I. del quartiere ai danni di militanti del Fronte della Gioventù e delle loro sezioni. Ai primi del mese viene compiuto da questi "attivisti"
comunisti un attentato incendiario contro la sede del M.S.I.-F.d.G. di viale Somalia 5 che viene seguito, nei giorni successivi, da numerose azioni di disturbo della normale attività del "Fronte" condite con minacce varie ed atteggiamenti aggressivi. In tutti questi episodi viene notata la presenza di un'automobile Fiat 850 bianca che risulterà poi fondamentale nel seguito della
vicenda.

La sera del 28 maggio, intorno alle ore 20, quattro ragazzi del F.d.G., tra cui Francesco Cecchin, si recano in piazza Vescovio per affiggere manifesti, ma vengono subito notati da un gruppo di militanti della sezione comunista di via Monterotondo, che danno inizio alla sistematica copertura di tali manifesti; un giovane cerca di impedire il proseguimento dell'azione provocatoria, ma viene
circondato da una ventina di attivisti del PCI, capeggiati da Sante Moretti che, dopo aver allontanato in modo spiccio un agente di P.S. in borghese chiamato ad intervenire, si rivolge ai ragazzi del Fronte con affermazioni del tono: "...vi abbiamo fatto chiudere via Migiurtinia, vi faremo chiudere anche viale Somalia..."; alla fine, volgendosi verso Francesco Cecchin, lo apostrofa così: "TU STAI ATTENTO, CHE SE POI MI INCAZZO TI POTRESTI FARE
MALE!". La stessa sera, intorno alla mezzanotte, Francesco Cecchin scende di casa insieme alla sorella per una passeggiata fino a via Montebuono, dove un suo amico lavora in un ristorante; verso le 24:15, mentre i due ragazzi sono fermi davanti all'edicola di piazza Vescovio, spunta una Fiat 850 bianca che compie una brusca frenata davanti a loro; dall'auto scende un
uomo che urla all'indirizzo di Francesco: "... E' lui, è lui, prendetelo!". Intuendo il pericolo e, probabilmente, riconoscendo l'aggressore, Francesco fa allontanare la sorella e corre in direzione di via Montebuono, inseguito dagli occupanti della macchina, che nel frattempo il suo guidatore sposta fino all'imboccatura della stessa via Montebuono. La sorella, intanto, si getta vanamente al loro inseguimento, urlando: "Francesco, Francesco!"; le sue grida vengono udite da un giovane che, sceso in strada, nota un uomo darsi alla fuga verso via Monterotondo e qui salire sulla Fiat 850 bianca che si allontana velocemente. Dopo aver telefonato alla Polizia, il giovane viene raggiunto da un inquilino dello stabile di via Montebuono 5 che lo informa della presenza, sul
suo terrazzo sottostante di cinque metri il piano stradale, di un ragazzo che giace esanime al suolo; il giovane, giunto sul posto, riconosce in quel ragazzo il suo amico Francesco Cecchin.

Il corpo è in posizione supina ad una distanza di circa un metro e mezzo dalla base del muro; perde sangue da una tempia e dal naso e stringe ancora nella mano sinistra un mazzo di chiavi, di cui una che spunta dalle dita è storta, e in quella destra un pacchetto di sigarette.

A questo punto, mentre sarebbe stato lecito attendersi immediate indagini da parte delle
forze dell'ordine, si assiste invece all'affrettarsi di tutti a liquidare l'accaduto come un incidente. Secondo alcuni Francesco, "impaurito", avrebbe scavalcato il muretto del cortile senza rendersi conto che al di sotto ci fosse un salto di cinque metri. Altri hanno addirittura negato che vi fosse stata una colluttazione tra il giovane e i suoi aggressori, come ha fatto il commissario Dott. Scalì.

Apparendo questa versione sospetta, mentre alcuni militanti del F.d.G. vegliano Francesco in coma, altri cominciano a fare indagini private, che portano a scoperte molto interessanti: innanzi tutto si viene a sapere che Francesco conosceva molto bene quel palazzo e il suo cortile, in quanto ci abita un suo amico; inoltre risulta strano che il corpo sia stato trovato in posizione supina, anziché riversa, tipica di chi si lancia, e senza fratture agli arti, inevitabili quando si effettua un salto volontario da una simile altezza. L'ipotesi che Francesco sia stato gettato di peso viene inoltre avvalorata da altri due particolari: il trauma cranico, sintomo che il peso dell'impatto al
suolo si è scaricato tutto sulla testa, e il fatto che questa si trovi più vicina al muro rispetto ai piedi.

La chiave piegata tra le dita di una mano e il pacchetto di sigarette nell'altra sono una prova ulteriore che gli aggressori hanno gettato il corpo di Francesco, già esanime, al di là del muretto che delimita il terrazzo: chi pensa di lanciarsi oltre un ostacolo cerca infatti di avere le mani
libere.

Che prima di questo tragico epilogo ci sia stata una colluttazione è dimostrato dalla chiave piegata rinvenuta tra le dita di Francesco, sicuramente usata come arma di difesa contro i suoi assassini. Anche le ferite riscontrate su tutto il corpo confermano la tesi dell'aggressione, essendo queste di natura traumatica e riconducibili a colpi ben assestati da persone esperte.

A rendere inconfutabili queste tesi altri due importanti elementi: le tracce di sangue riscontrate sul pavimento del cortile lunghe alcuni metri fino al bordo del muretto e la dichiarazione resa da alcuni testimoni che affermano di avere udito: "LE GRIDA DI UN RAGAZZO, POI ALCUNI ATTIMI DI SILENZIO...E INFINE UN FORTE TONFO NON ACCOMPAGNATO DA ALCUN GRIDO".

Risulta difficile credere che una persona possa gettarsi spontaneamente giù da un muro alto cinque metri senza emettere neanche il minimo suono vocale.

Il 16 giugno, dopo 19 giorni di coma, Francesco muore.

Le indagini infine partirono ma tardi e male.

Stefano Marozza, militante del PCI e proprietario della famigerata 850 bianca, fu arrestato. Disse di essere andato a vedere un film al cinema ma gli inquirenti verificarono che, quella sera, il cinema indicato da Marozza era chiuso per turno di riposo. Ciò nonostante la potente macchina di copertura del PCI si mise in moto e mentre le indagini proseguivano a rilento e non ci si preoccupava di verificare chi poteva essere insieme al Marozza, questi venne fornito di un nuovo alibi, questa volta perfetto; ogni prova ed ogni riscontro venne fatto sparire.

Anni dopo il giudice, scrivendo la sentenza, dovrà dichiarare che se egli non era in grado di condannare l'imputato, se non era stato possibile fare piena luce sull'omicidio Cecchin, questo doveva essere ascritto ai ritardi nelle indagini di quei giorni, al modo di procedere degli investigatori, al punto che il magistrato ipotizza possibili procedimenti nei confronti degli organi di Pubblica Sicurezza.

Ma noi non abbiamo mai perso la speranza che sia fatta finalmente giustizia.
L'importante è non dimenticare.

MAI.

venerdì 12 giugno 2009

lunedì 8 giugno 2009

martedì 2 giugno 2009

FRANCESCO VIVE NELLE NOSTRE LOTTE!

lunedì 1 giugno 2009


Nasce “LA MUVRA” Gruppo Escursionistico Montano legato a CasaPound Italia.

Il G.E.M. “La Muvra” si occuperà di escursionismo per conoscere, scoprire e trovare. Conoscere l’intima sensazione di libertà, scoprire ciò che la montagna e la natura puo donarti, trovare il senso di libero equilibrio trà profondità, elevazione ed azione e contemplazione.

Ascendere e Discendere come “DIVENIRE”.
Quindi non ci occuperemo di sport/agonismo.

LA MUVRA ha un proprio statuto ed una assicurazione, ha un Responsabile Nazionale ed una Direzione Nazionale, si apriranno altre sezioni in altre città e quindi si cercano Responsabili competenti che si occupino di escursioni e organizzazioni. Il prezzo del tesseramento è di €15. Per il tesseramento "LA MUVRA" si può farlo anche on line, servono solo dati anagrafici. E' comprensivo di tesseramento "La Muvra" (valido tutto l'anno 2009) e assicurazione valida fino al 31 agosto 2009, visto che l'anno sportivo è 1 settembre/31 agosto.

Altrimenti:
Solo Tessera "La Muvra" €10
Solo assicurazione €10

Visto che abbiamo iniziato in anno già inoltrato il tesseramento è di €15, dal nuovo anno sarà di €20

PER LE ESCURSIONI CHE ORGANIZZEREMO E' PREFERIBILE AVERE L'ASSICURAZIONE

Info : lamuvra@yahoo.it