lunedì 31 dicembre 2007



In via Acca Larentia c'è uno stanzone chiuso da una saracinesca grigia che sprofonda tra i palazzoni ancor più grigi del quartiere tuscolano.

Un luogo anonimo, una via non certo degna del suo nome che evoca i leggendari natali di Roma. Negli anni '70 in quello stanzone c'era la sezione del MSI, una sezione tanto attiva da animare quel quartiere dai colori spenti.

Il 7 gennaio del 1978 c’è una riunione del Fronte della Gioventù.
Si programmano attacchinaggi in zone diverse di Roma, così alcuni giovani decidono di andare. Nella sede restano Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e altri tre.
Decidono di chiudere la sede e anche loro andranno a raggiungere i camerati a Piazza Risorgimento. Sono le sei di un pomeriggio che l'inverno impietoso ha già coperto di buio.

Franco apre la porta blindata e la luce che trafila dalla sezione annuncia l'uscita dei giovani militanti. Ha 19 anni, è figlio di un impiegato e studia medicina, e muore raggiunto da due colpi alla testa, esplosi prima che se ne potesse accorgere, appena uscito dal locale.

Il corpo si accascia lasciando la sua scia di sangue ancora caldo sulla gelida porta della sezione, dietro di lui Francesco avrà coscienza della sua fine, tentando invano di fuggire verso la fine della via, dove c’è una scalinata, ma una raffica di mitra lo travolge colpendolo al torace.
Cade anche lui. Francesco aveva solo 18 anni, era figlio di un operaio.
Gli altri tre giovani riescono a barricarsi nella sezione, benché uno di loro viene ferito ad un braccio. Sentono la furia omicida appena fuori dal locale, che come è venuta vigliaccamente se ne va con il favore delle tenebre.

I soccorsi tardano ad arrivare, Francesco spegnerà i suoi sensi tra le braccia dei suoi Camerati, la sua vita invece si spegnerà poco prima dell'arrivo in sala operatoria.

Una mitraglietta Skorpion ha messo fine alle loro esistenze, ma la tragedia, che in futuro segnerà i cuori e il destino di molte vite, non ha ancora visto il suo ultimo e doloroso atto.

Sul luogo giungono i militanti da tutta Roma, increduli e infusi di rabbia per l'ennesimo vigliacco atto. Guardano pieni di dolore il sangue dei loro camerati sparso in quell’ormai non più anonima via. Non curanti del dolore, i giornalisti della Rai forzano la porta della sezione e cercano di rubare le emozioni dei militanti missini.

Un operatore della televisione butta con sprezzo un mozzicone di sigaretta sulla pozza di sangue di Francesco. Come se gettata su benzina, quella sigaretta dà la scintilla che infiamma i giovani, seguono così disordini ed il capitano dei carabinieri Edoardo Sivori spara contro il gruppo di ragazzi ad altezza d'uomo, ad altezza d'uomo!
Un altro innocente Camerata, Stefano Recchioni, di appena 19 anni avrà spenta la propria vita con una pallottola in testa. Cambia la regia, ma non la sprezzante brutalità.

La mano che ha ucciso Stefano è nota, il duplice omicidio di Franco e Francesco verrà rivendicato dai Nuclei Armati Contropotere Territoriale e le confessioni di una pentita, Livia Todini, hanno portato all'arresto di un infermiere che, il giorno dopo essere stato interrogato dai giudici, si toglie la vita in cella.
Altri tre arrestati: Fulvio Turrini, Cesare Cavallari e Francesco de Martiis vengono assolti in primo grado "per insufficienza di prove", come pure Daniela Dolce, rimasta latitante.
Come tanti, troppi, che hanno bagnato con il sangue dei ragazzi di destra, una politica a colpi di P38 rimasta impunita, quando uccidere un fascista non era reato.
I due giovani missini sono stati assassinati con una mitraglietta “Skorpion” la stessa che dieci anni dopo nel 1988 si scoprirà di aver firmato altri tre omicidi, marchiati dalle Brigate Rosse: quelli dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Raffili.

Prima di Acca Larentia la gioventù alternativa aveva mostrato la volontà di aprirsi all'esterno, sfidando a viso aperto la fracida partitocrazia, rispondendo con la politica alle intimidazioni armate dei "compagni" e all'impunità della giustizia e dei suoi alfieri scudocrociati.

Volontà stroncata da quel massacro, che regalerà giovani corpi e giovani menti alla lotta armata, vista come necessaria.
Il punto di non ritorno, oltrepassato il quale la militanza non accettava più di essere carne da macello. La strategia del terrore ha trovato il tacito consenso, e forse anche la regia, nelle istituzioni, nei garanti della nostra patetica democrazia.
Quando ancora oggi è facile tenere in piedi il castello di menzogne su Ciavardini, ma è impossibile strappare al sole carioca Achille Lollo (uno dei responsabili materiali del rogo di Primavalle), Acca Larentia è una ferita lungi dal rimarginarsi.

A Roma la volontà di intitolare una via alle vittime di quel massacro si è dovuta scontrare contro l'ostruzionismo comunista il cui unico gesto in via Acca Larenzia è stato quello di dare fuoco alla sezione, qualche anno fa...

FRANCO, FRANCESCO, STEFANO...
NEL VOSTRO RICORDO
LA NOSTRA LOTTA!
Cmc 451

mercoledì 26 dicembre 2007

Giustizia per LUIGI!



A LUIGI...
L' inverno fa pensare.


Sarà l'aria che si respira intorno o sarà l' aria che hai dentro, quella di cui ti nutri, resta il fatto che un pò di musica nostra e un bel bicchiere rosso...e la mente va!



L'ultima scena è quella che più di ogni altra cosa fa martellare la testa.



Ciao ragazzi grazie per essere venuti, ve ne siete fatti di chilometri, mi raccomando state calmi e non cadete nelle provocazioni.



Eri tu che ringraziavi noi e a noi ci sembrava tutto così strano.

Col tempo ci siamo poi resi conto che tu eri così.

Due anni fa, a quel corteo che a tanti sembrò essere un sussulto, un forte colpo di tosse che ci ricordava cosa potevamo fare, eri l' evidenza di come il giusto e la ragione dovessero sempre animare l' animo. Parlavi di calma e di esempio da seguire, quando il destino ti agitava l'ingiustizia più infame dinanzi agli occhi.

Paradossalmente eri tu che ci facevi sperare che forse si poteva evitare che questo nostro mondo potesse essere bollato come lo stragista della stazione di Bologna.

Appunto la speranza, l' entusiasmo con cui per strada, sui luoghi di lavoro, a scuola andavamo a parlare delle mostruosità dei tuoi processi. Con chiunque. Poi la farsa della rapina, l' arresto.

L'incubo di un destino già scritto.

Dalla speranza al senso di impotenza il passo fu breve.

Dalle parole dette al viaggiatore pendolare, dopo aver volutamente tirato fuori il discorso Bologna, al che fare delle serate e delle telefonate da un capo all' altro dell' Italia.

Colpevole ha detto questo stato.

In poche ore, con una semplice battuta di stampa, si può mettere il sigillo sulla vicenda Bologna. Colpevole hanno ripetuto gli imboscati e i paraculi di tutte le ore, gente che non sa neppure di cosa si stia parlando.



Per loro il caso Ciavardini non deve neppure esistere, perchè la sola sua esistenza fa paura a chi tiene le chiavi di questa repubblica antifascista e a chi vuole stare tranquillo.



Per te non ci sono speciali, non ci sono reportage, non c'è un cazzo di niente.

Il senso di non aver fatto mai abbastanza non dà tregua.

Ed è tanto maggiore quanto più ricordiamo quella scena, l' ultima scena.

Pensieri.

tratto da: Avamposto di Civiltà


supportato dalla Cmc 451!

giovedì 20 dicembre 2007

Niemals!




"LA DESTRA" si confessa

Una nota barzelletta dice: "Sai perchè i generali sono un disastro ?
- Perchè li scelgono tra i colonnelli !"
Ci torna in mente dopo aver pazientemente letto le 38 pagine dell'opusolo a colori di presentazione del nuovo partito La DESTRA per l'ITALIA, escogitato da alcuni ex-colonnelli di Sua Inesistenza Fini Gianfranco in cerca di promozione.

E' costui il grande statista e demiurgo (risum teneatis) inventore del metodo di accattare la benevolenza del nemico leccandogli le terga e offendendo perfino il defunto Protettore cui soltanto deve la dorata poltrona che occupa.
Consigliamo a tutti la lettura del documento perchè, per chiunque non sia del tutto scemo, è veramente prezioso per intendere di che pasta sia fatto il "partito nuovo", così definito nel medesimo.

Esso gronda letteralmente di saggezza, di buonsenso, persino di valori morali e patriottici, oltre che di cattivante demagogia, nell'affrontare minuziosamente questo o quel problema di quelli sbandierati dalla pubblicistica addomesticata, saggiamente evitando qualsiasi affermazione compromettente nell'ottica del "politically correct".

Nel contempo, è palese negli estensori il fine di rendersi leggibili anche dagli ex-camerati, abbondando di nomi e citazioni (sempre non compromettenti) di personaggi che appartennero toto corde alla parte definita "male assoluto" dal loro ex-padrone (quali Gentile, Marinetti, Niccolai, Pound, Auriti). Un autentico capolavoro di equilibrismo, non c'è che dire !

A chi però, come a noi reprobi, abbia ormai acquistato un sicuro "fiuto" e un'acuta sensibilità per certi espedienti di bassa lega, propri dei "democratici", non possono sfuggire alcune grossolane caratteristiche che nessuna sottigliezza dialettica o psicologica ha potuto mascherare.

Manca, innanzi tutto, nell'opuscolo, la minima traccia di "mea culpa" e di pentimento degli ex-colonnelli menzionati per aver prosperato ed essersi disciplinatamente ingrassati per anni in un partito antifascista e filo-atlantico, cioè antinazionale e antieuropeo, contribuendo, con la loro presenza, al parziale perpetuarsi del turpe inganno di AN in danno dei più ingenui tra gli ex-elettori missini. I prelodati ex-colonnelli si pongono sfacciatamente a pontificare e a capitanare la "riscossa", dopo aver dato prova del più squallido conformismo e carrierismo. Con quale titolo ?

Tra i tanti problemi così acutamente affrontati, LA DESTRA si scorda il principale e più grave, che tutti li riassume: la liberazione dell'Italia dall'occupazione militare, politica e culturale americana:
La nobile lotta della NATO contro i "fondamentalismi", il "terrorismo" ( quello islamico, s'intende!), e l'"antisemitismo" non si tocca ! E così la complicità italiana nelle aggressioni militari all'Afghanistan, all'Iraq e, in prospettiva, all'Iran e alla Siria. Temono gli sculaccioni di Condoleezza, costoro !

Mussolini, il Fascismo, la RSI, vengono accuratamente ignorati.
Forse, non li hanno mai sentiti nominare.
Eppure, ai tempi di Almirante, li avevano sempre in bocca!

Il raptus innovativo dei neo-generali si ferma, riverente, davanti ai principi della democrazia parlamentare a base partitica, apportataci, a suon di bombe e di patiboli, dai "liberatori". La grande truffa che essa rappresenta in danno dei popoli, condannandoli a una tetra e beota sudditanza, è per loro un dogma indiscusso.

La massima proposta rivoluzionaria che riescono ad avanzare è, nientemeno, il cosiddetto Presidenzialismo" ! Esso, recita il prezioso libretto, è proprio "delle democrazie occidentali che dimostrano di funzionare".

E quali sarebbero?
Per caso quella degli U.S.A. ?

Capite quali eccelsi modelli di società civile ci prospettino i politici ex-anali della Destra?
Intelligenti pauca
- dicevano i Romani;
perciò ci fermiamo qui, prima di cestinare con disgusto il citato libretto.
Si fossero i suoi autori ripresentati col capo cosparso di cenere, implorando il perdono per i loro sconci sbracamenti, ponendo a disposizione della Causa i loro patrimoni e i loro emolumenti vigliaccamente conseguiti e implorando, fuor della porta, nel freddo e nella neve come il famoso Enrico IV, un posto di semplici militanti, avremmo anche potuto prendere in considerazione l'ipotesi di parcere subiectis.

Ma, nel ritrovarceli a caracollare davanti sui loro paludati destrieri di condottieri,
null'altro possiamo concedere loro che le più goliardiche e sonore pernacchie !
di Rutilio Sermonti

sabato 15 dicembre 2007

Avevano detto che sarebbe finito tutto in poco tempo.

Avevano detto che presto tutti i bambini sfollati avrebbero avuto un tetto.

Ricordo che c’era anche la televisione.

Un piccolo paese sbattuto in prima pagina sui giornali.

Ricordo il frastuono dell’acqua.

Ricordo quelle vite spezzate e cancellate dalla furia distruttiva della nostra montagna.

Accadde tutto in così poco tempo, in troppo poco tempo.

L’esercito fece la sua comparsa.

I politici di turno vennero a rassicurarci che non saremmo stati dimenticati.

Era il solito copione che si ripeteva.

Ricordo chi, senza chiedere nulla in cambio, si rimboccò le maniche per aiutare chi aveva perso tutto.

Ricordo che tra i tanti soccorritori c’erano anche quei ragazzi che avevano avvisato le istituzioni del pericolo che incombeva.

Ricordo anche come siano stati azzittiti da quelle persone che ora hanno la coscienza macchiata dal loro stesso menefreghismo.

Ricordo...

ed è un ricordo che fa male...

Poi venne il giorno in cui i riflettori si spensero su questo piccolissimo paese,

l’Italia continuò ad andare avanti come se nulla fosse accaduto.

Ma lontano dagli occhi delle telecamere, e lontano dai pensieri dell’Italia puritana e bigotta,

gruppi di uomini continuarono a spalare il fango che aveva invaso le loro case.

Cervinara ripiombò nell’oscurità e nell’ anonimato.

I segni di quella notte sono ancora ben visibili, forse quei ruderi sono stati eletti a “monumento” in ricordo delle vittime.

Forse è ancora troppo presto per cancellare quella notte.

Forse in quest’Italia, lenta e sorniona, è ancora troppo presto per ricordare le nostre vittime e tutti coloro che si son prodigati per salvare molte vite umane.
Cmc 451

venerdì 14 dicembre 2007

RADIOBANDIERANERA CAMPANIA



Ricambiamo i saluti ricevuti su RADIO BANDIERANERA.
ASCOLTATE ONDA D'URTO RBN NAPOLI tutti i giovedì dalle 10 alle 12 su
WWW.RADIOBANDIERANERA.ORG

giovedì 13 dicembre 2007


Siamo lieti di annunciare le adesioni al Movimento Caudino No Amianto da parte di due realtà militanti campane, ossia l'associazione "Generoso Simeone" di Benevento e la Comunità Tradizionale Nostra Romanitas di Frattamaggiore, in provincia di Napoli.


La nostra strada non va nè a destra, nè a sinistra. Va avanti dritta.
Ernst Junger


Invitiamo tutti/e a continuare la lotta all'amianto a difesa dell'ambiente.
ADERITE su www.noamianto.blogspot.com

CMC 451

martedì 4 dicembre 2007

Per il coordinamento... noi ci siamo!


L'incontro dello scorso 1° dicembre, presso i locali dell'Azione Cattolica Sant'Adiutore, può essere considerato un buon inizio per un coordinamento tra le associazioni presenti sul territorio cervinarese.


La CMC 451, in passato, attraverso diversi volantini, aveva già affrontato l'attuale contesto del centro caudino. Purtroppo, al momento, non c'è nessun tipo di sinergia tra le varie realtà di Cervinara, anche se questo non vuol dire necessariamente che la situazione non possa cambiare.


Noi della Comunità Militante Caudina 451 siamo ben lieti di appoggiare qualsiasi iniziativa che possa dare una mano alla nostra amata cittadina. Pronti al dialogo e a lavorare unitamente per il bene comunitario.


PER IL COORDINAMENTO... NOI CI SIAMO!!!

domenica 2 dicembre 2007

Rutilio Sermonti: una vita di pensiero e militanza

Fresco di stampa, per i tipi della giovane casa editrice napoletana “Diana”, Rutilio Sermonti- Una vita di pensiero e militanza , è senza dubbio la novità editoriale più interessante di questo autunno.
Una lunga intervista, o meglio un vero e proprio dialogo, quello che si sviluppa in tutta l’opera, tra Rutilio Sermonti ed il giovane Gianfranco Della Rossa. Avvocato, zoologo,pittore, scultore, autore di una ventina di libri tutti di successo, Rutilio Sermonti, nome di certo non sconosciuto al grande pubblico, è stato tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano prima, di Ordine Nuovo e del Fronte Verde poi.E’ tra le personalità di primo piano di tutta quella area anticonformista che all’indomani della seconda guerra mondiale si oppose, con forza e rigore ideologico, sia al marxismo sovietico che al capitalismo statunitense.
In questo dialogo Gianfranco Della Rossa, giovane ed attivo intellettuale napoletano, già responsabile del centro studi Nostra Romanitas, e animatore di diverse iniziative culturali a livello nazionale, spazia a tutto tondo su temi importanti che vanno dalla filosofia alla storia, dalla biologia alla politica, in un crescendo vertiginoso di intensità culturale.

Ne esce un libro importante, in cui Sermonti chiarisce a pieno quella che è la sua concezione del mondo e della vita; la sua idea dell’uomo, della storia, del sacro e della politica.Il libro assurge a picchi notevoli di elettricità quando si palesano le divergenze di opinioni tra i due autori, e questo avviene praticamente ogni qual volta si affrontano gli scottanti problemi dell’attualità politica.

Una vita di pensiero e militanza è un libro notevole per mole e spessore intellettuale, che ciononostante si presta ad essere letto tutto d’un fiato. Della Rossa conduce il dialogo con curiosità e dinamismo, in un ritmo che si fa sempre più incalzante.Ritmo che diventa addirittura emozionante quando Sermonti rievoca le sue personali esperienze di guerra e di militanza politica o quando ricorda i nomi di quanti, nel bene e nel male lo hanno accompagnato nel suo splendido percorso di vita.

Un libro che si presta anche ad essere letto come un vero e proprio manuale politico-culturale per quanti, soprattutto giovani, si situano sulla stessa linea ideale degli autori.
Una prestigiosa prefazione arricchisce ancora di più questo volume.
La firma è del famoso scienziato di fama internazionale Giuseppe Sermonti, uno dei capi-scuola dell’antidarvinismo mondiale, che ci fornisce , riguardo alla personalità del fratello maggiore, una toccante versione, dettata dall’intima conoscenza familiare e dalle battaglie culturali condotte insieme.
Una vita di pensiero e militanza è un dialogo da leggere e rileggere, una importante testimonianza culturale in una epoca di mediocrità e confusione generalizzata.
Rutilio Sermonti.Una vita di pensiero e militanza.

A cura di Gianfranco Della Rossa.
Edizioni Diana. Pag. 270, Euro 15c
ontatti: dianaedizioni@email.it

sabato 1 dicembre 2007



"Bologna 2 agosto 1980, salta in aria la sala di attesa della stazione ferroviaria. Esclusa l’accidentalità dell’esplosione, viene accreditata immediatamente una tesi ufficiale: strage nera.

Le indagini procedono sin dall’inizio in un’unica direzione. Altre piste rimangono trascurate. L’inchiesta viene esposta di continuo a tentativi di inquinamento, volti a corroborare l’ipotesi dell’attentato neofascista. La vicenda giudiziaria sembra essersi conclusa l’11 aprile 2007 con la condanna definitiva di Ciavardini, ritenuto responsabile dell’eccidio bolognese al pari di Fioravanti e Mambro. Ma la stragrande maggioranza degli osservatori del processo – senza distinzioni politiche - considera innocenti i tre ex militanti dei Nar.

Per quali ragioni il governo sposò a priori un’unica ipotesi investigativa?

Perché i depistaggi coinvolsero solo esponenti dell’estrema destra?

Massimo Sparti fu un teste genuino o l’autore di un tentativo di sviamento andato a buon fine?

Quali motivi impediscono ancora oggi di conoscere mandanti e moventi della strage di Bologna?

Il libro-intervista a Valerio Cutonilli - portavoce del “comitato l’ora della verità” – vuole rappresentare un invito a riflettere sui numerosi quesiti rimasti irrisolti. Tali interrogativi non si limitano a suscitare divisioni sempre più aspre all’interno della società italiana.

Essi costituiscono un ostacolo insormontabile per l’edificazione di quella “memoria condivisa” che dovrebbe caratterizzare un paese civile.

tratto da: http://www.loradellaverita.org/

Ancora ingiustizie.
LUIGI, TI SIAMO VICINI!
CMC 451