giovedì 20 dicembre 2007

Niemals!




"LA DESTRA" si confessa

Una nota barzelletta dice: "Sai perchè i generali sono un disastro ?
- Perchè li scelgono tra i colonnelli !"
Ci torna in mente dopo aver pazientemente letto le 38 pagine dell'opusolo a colori di presentazione del nuovo partito La DESTRA per l'ITALIA, escogitato da alcuni ex-colonnelli di Sua Inesistenza Fini Gianfranco in cerca di promozione.

E' costui il grande statista e demiurgo (risum teneatis) inventore del metodo di accattare la benevolenza del nemico leccandogli le terga e offendendo perfino il defunto Protettore cui soltanto deve la dorata poltrona che occupa.
Consigliamo a tutti la lettura del documento perchè, per chiunque non sia del tutto scemo, è veramente prezioso per intendere di che pasta sia fatto il "partito nuovo", così definito nel medesimo.

Esso gronda letteralmente di saggezza, di buonsenso, persino di valori morali e patriottici, oltre che di cattivante demagogia, nell'affrontare minuziosamente questo o quel problema di quelli sbandierati dalla pubblicistica addomesticata, saggiamente evitando qualsiasi affermazione compromettente nell'ottica del "politically correct".

Nel contempo, è palese negli estensori il fine di rendersi leggibili anche dagli ex-camerati, abbondando di nomi e citazioni (sempre non compromettenti) di personaggi che appartennero toto corde alla parte definita "male assoluto" dal loro ex-padrone (quali Gentile, Marinetti, Niccolai, Pound, Auriti). Un autentico capolavoro di equilibrismo, non c'è che dire !

A chi però, come a noi reprobi, abbia ormai acquistato un sicuro "fiuto" e un'acuta sensibilità per certi espedienti di bassa lega, propri dei "democratici", non possono sfuggire alcune grossolane caratteristiche che nessuna sottigliezza dialettica o psicologica ha potuto mascherare.

Manca, innanzi tutto, nell'opuscolo, la minima traccia di "mea culpa" e di pentimento degli ex-colonnelli menzionati per aver prosperato ed essersi disciplinatamente ingrassati per anni in un partito antifascista e filo-atlantico, cioè antinazionale e antieuropeo, contribuendo, con la loro presenza, al parziale perpetuarsi del turpe inganno di AN in danno dei più ingenui tra gli ex-elettori missini. I prelodati ex-colonnelli si pongono sfacciatamente a pontificare e a capitanare la "riscossa", dopo aver dato prova del più squallido conformismo e carrierismo. Con quale titolo ?

Tra i tanti problemi così acutamente affrontati, LA DESTRA si scorda il principale e più grave, che tutti li riassume: la liberazione dell'Italia dall'occupazione militare, politica e culturale americana:
La nobile lotta della NATO contro i "fondamentalismi", il "terrorismo" ( quello islamico, s'intende!), e l'"antisemitismo" non si tocca ! E così la complicità italiana nelle aggressioni militari all'Afghanistan, all'Iraq e, in prospettiva, all'Iran e alla Siria. Temono gli sculaccioni di Condoleezza, costoro !

Mussolini, il Fascismo, la RSI, vengono accuratamente ignorati.
Forse, non li hanno mai sentiti nominare.
Eppure, ai tempi di Almirante, li avevano sempre in bocca!

Il raptus innovativo dei neo-generali si ferma, riverente, davanti ai principi della democrazia parlamentare a base partitica, apportataci, a suon di bombe e di patiboli, dai "liberatori". La grande truffa che essa rappresenta in danno dei popoli, condannandoli a una tetra e beota sudditanza, è per loro un dogma indiscusso.

La massima proposta rivoluzionaria che riescono ad avanzare è, nientemeno, il cosiddetto Presidenzialismo" ! Esso, recita il prezioso libretto, è proprio "delle democrazie occidentali che dimostrano di funzionare".

E quali sarebbero?
Per caso quella degli U.S.A. ?

Capite quali eccelsi modelli di società civile ci prospettino i politici ex-anali della Destra?
Intelligenti pauca
- dicevano i Romani;
perciò ci fermiamo qui, prima di cestinare con disgusto il citato libretto.
Si fossero i suoi autori ripresentati col capo cosparso di cenere, implorando il perdono per i loro sconci sbracamenti, ponendo a disposizione della Causa i loro patrimoni e i loro emolumenti vigliaccamente conseguiti e implorando, fuor della porta, nel freddo e nella neve come il famoso Enrico IV, un posto di semplici militanti, avremmo anche potuto prendere in considerazione l'ipotesi di parcere subiectis.

Ma, nel ritrovarceli a caracollare davanti sui loro paludati destrieri di condottieri,
null'altro possiamo concedere loro che le più goliardiche e sonore pernacchie !
di Rutilio Sermonti

2 commenti:

  1. LA DESTRA idee, radici, valori
    Tracce verso la Costituente per la Destra

    “C’è sempre un momento nella storia degli uomini in cui la difesa della propria tradizione culturale vuol significare che tutto ciò che è accaduto non è stato vano, che il tormento, la gioia, l’odio, l’amore folle e smisurato per affermare la realtà di una passione continuano a vivere e ad avere un senso.”

    Facciamo nostre queste parole di Stefano Zecchi perché ben rappresentano il momento in cui ci siamo ri-trovati e ri-conosciuti in un comune sentire che, da embrionale condivisione di sentimenti e sensazioni, ora è innanzitutto un progetto politico.

    Se ciò che ci ha unito inizialmente era il primordiale bisogno di difendere una tradizione culturale che sentivamo minacciata da diversi e mortali pericoli ora il nostro scopo più autentico, svincolato dai percorsi passati e dalle storie individuali di ciascuno di noi, è quello di offrire - a chiunque vorrà dedicarvisi - un cammino da percorrere insieme non in difesa di ciò che è stato ieri ma nella volontà di affermare un modello per l’oggi e per il domani. Attualizzando idee, valori, principi, senza negarli. Ritrovando la politica contro l’anti-politica.

    Convive in noi, non solo perchè ne siamo eredi, un profondo legame con la storia e la tradizione del nostro popolo insieme ad una volontà futurista di modernizzazione e di proiezione dell’Italia a giocare un ruolo da protagonista nello scenario globale.

    Attualizzare e affermare la nostra Identità politica ed esistenziale;
    riconciliare politicamente la Tradizione – come forma non statica bensì dinamica, che si sviluppa con il mutare delle civiltà – con la modernità e il presente;
    pensare la Tecnica, e le sue enormi seppur non infinite potenzialità, in funzione della Vita e non contro di essa, sviluppando il pensiero critico nelle contraddizioni più profonde del nostro tempo e ponendo sempre al centro l’Uomo, affinché ne sia concretamente dominus e non se ne lasci faustianamente impadronire;
    concepire la Libertà innanzitutto come concreto esercizio di Diritti – della persona, delle comunità, dei popoli – in coesistenza delle dimensioni del Sacro e del Bello; le scelte individuali con le politiche per la famiglia come cellula fondamentale del più vasto corpo sociale; la politica per il popolo, con il popolo e non per il potere, identificando i linguaggi e gli strumenti più adatti a ri-costruire un dialogo politico scomparso da decenni;
    promuovere la libertà e il dialogo tra le religioni senza gettare benzina sul fuoco dello scontro di civiltà, scongiurando il rischio concreto di una perdita dei valori profondi della nostra civiltà – che è romana e cristiana, e affonda le sue radici nel Diritto naturale – in nome di quel relativismo laicista, ultimo ariete del degrado nichilista;
    pensare uno Stato nuovo, non più astratto contratto tra individui atomizzati ma patto tra le generazioni presenti, quelle passate e quelle a venire, comunione ereditaria tra corpi intermedi, comunità e autonomie locali, sistema delle imprese e persone; uno Stato capace di arginare il potere anonimo e senza volto delle grandi centrali finanziarie e multinazionali, dei poteri sovranazionali privi di legittimazione politica e democratica; uno Stato capace di affermare che la politica – se tale vuole essere – non può ridursi esclusivamente al rango di curatrice fallimentare dell’amministrazione; uno Stato che promuova la cultura della legalità e fornisca ai cittadini una giustizia finalmente rapida ed efficiente;
    contrastare l’idea materialista che vede il Lavoro esclusivamente in ragione della sua funzione economica, consapevoli che il lavoro è anche e soprattutto creazione, arte, cultura ed è intimamente radicato nei luoghi e nelle comunità locali in cui si esplica; riportare la persona, il lavoratore, al centro dei processi economici e produttivi, consapevoli che il prodotto è comunque e sempre frutto del lavoro umano e non può avere mai la medesima dignità dell’uomo che lo ha lavorato e prodotto, e che per questo vanno incentivati tutti i modelli che tendono a forme di partecipazione del lavoratore al capitale dell’ impresa; fuggire l’idea che la Vita possa ridursi al mercato, nuova forma di idolatria che caratterizza gli adepti di quell’ideologia mercatista che si va diffondendo e che rappresenta la sintesi aberrante dei peggiori presupposti del meccanicismo marxista con il substrato di fondo di certo liberismo materialista;
    promuovere fermamente il mondo femminile non solo tramite la legittima affermazione dei diritti delle donne ma soprattutto attraverso un rinnovato apprezzamento di quei valori autenticamente femminili per i quali la donna è intesa quale patrimonio costitutivo e fondante della società nel suo ruolo civile, culturale, istituzionale e di motore propulsivo della famiglia;
    vivere l’identità e l’appartenenza nazionale come missione, superando lo sconfittismo e l’idea del declino, nel rispetto delle molteplici identità locali, delle tante piccole patrie che tutte contribuiscono pienamente a definirci, insieme e a fianco del sogno europeo, della naturale ambizione mediterranea e di una vocazione universale che trova le sue fondamenta nella nostra storia più antica;
    pensare, di fronte ai fenomeni migratori e alle necessità di sostegno di cui il mondo occidentale si deve fare carico, la costruzione di un modello anti-xenofobo che, lungi dall’essere multiculturalista, rifugga la falsa idea di facili integrazioni estranee alla cultura dei doveri, che sappia scegliere a chi offrire ospitalità per una più facile convivenza di culture e che, nel tempo, senza pretese materialiste, possa arrivare a sviluppare un modello di identità arricchita, sul presupposto dell’esistenza di un dato culturale e antropologico, legato alla terra, alla cultura e alla storia, dal quale non si può prescindere – l’identità – che va affermato non in negazione dell’identità altrui ma come presupposto necessario di relazione e di rispetto dell’altro da noi;
    costruire l’agire politico nell’era post-ideologica senza gettare nell’oblio le grandi narrazioni della storia, del pensiero e della civiltà di questo Occidente cristiano che – parafrasando l’allora Cardinale Ratzinger – deve tornare ad amare se stesso.

    Questi sono i temi sui quali iniziamo il percorso del Movimento politico “la Destra” - espressione vitale e necessaria di una comunità umana, politica e ideale che i conti col passato li ha fatti tutti e per questo si è lacerata - che nasce per affrontare con rinnovato spirito le sfide dell’oggi e del domani, scegliendo non a caso come proprio emblema una fiaccola, protesa verso l’alto da un braccio giovane, a simboleggiare la continuità di una storia che non si spegne e al contempo l’irrinunciabile aspirazione alla Libertà come dimensione fondamentale dell’agire umano e politico, della persona singolarmente intesa e del nostro popolo rappresentato dai tre colori della bandiera nazionale: quel popolo di cui siamo espressione, primo e principale interlocutore a cui ci rivolgiamo e al quale solo sentiamo intimamente di dover rispondere.

    “Non più soltanto andare verso il popolo, ma sentirsi popolo, esprimere direttamente la volontà del popolo”
    Giorgio Almirante

    Come è vero che gli elettori chiedono alla Casa delle Libertà compattezza e unità nel mandare a casa il Governo Prodi, è altrettanto vero che chiedono maggiore chiarezza nelle scelte politiche; e in particolare alla destra chiedono di essere più visibile e più influente nell’azione politica.

    E, soprattutto, chiedono a chi si dice di destra di essere Destra per davvero, senza se e senza ma, senza sbavature, senza tentennamenti, senza derive laico-centriste, residuo di un “pensiero debole” che ormai da anni alberga tra chi cerca di scardinare gli autentici e vitali punti di riferimento dell’agire, del pensare e del vivere di un mondo intero.
    Il tutto per preparare elettori e militanti ad una confluenza di voti verso un “partito popolare”, considerato più spendibile.
    In fondo è una tentazione che parte da lontano e che sempre è albergata in qualcuno da Fiuggi in poi.
    Lo diciamo a gran voce: riteniamo del tutto inaccettabile qualsivoglia proposta che preveda lo snaturamento delle forze politiche della destra italiana verso improbabili svolte neo-paleo-centriste. Sono frutto di logiche vecchie, usurate, fuori tempo.
    Si è presentata dunque la necessità di correggere i difetti propri di una deriva antipolitica in prospettiva di una autentica rigenerazione politica, culturale ed esistenziale.
    Si tratta in buona sostanza di portare a compimento un lavoro che si è concretizzato nella formazione di un gruppo umano, determinato ad agire.
    Non ci interessa giocare alla ricerca dei “colpevoli” oggi attivi in Alleanza Nazionale, non intendiamo fare processi al passato di Tizio o di Caio, non è nostro costume dividere il mondo in “buoni e cattivi”.
    Ciò che davvero ci interessa è non essere complici di errori irreversibili, i cui costi rischiano di essere pagati in termini di disastri politici e, forse, addirittura esistenziali.
    E questo non vuole dire essere nostalgici. Tutt’altro.
    Il movimento “La Destra” è forza moderna, che non insegue inutili e sterili riproposizioni del passato: perché la tradizione politica della destra - lungi dall’essere immemore - è distante da ogni passatismo e per questo resta naturalmente proiettata verso il futuro.
    Vogliamo essere fino in fondo partecipi dei processi di cambiamento della nostra terra, siamo pienamente convinti della necessità di unire nel quadro di un virtuoso bipolarismo tutti coloro che intendono impedire che l’anti-politica veltroniana possa continuare e completare l’opera devastante iniziata dall’Ulivo, per questo collaboreremo, ci confronteremo ed eventualmente potremo federarci con chi vorrà insieme a noi riportare il centro-destra alla vittoria senza liquidarsi nell’omologazione del pensiero unico cancellatore delle differenze e nell’omogeneizzazione liberal-centrista.

    “Denunciare i nemici mortali che sono dentro di noi: la partitocrazia che genera professionismo politico contro la militanza; la casta contro l’impegno morale; la burocratizzazione; la corte e i cortigiani; la tendenza a ridurre il partito periferico ad una rete di piazzisti del voto, e che conduce ad una selezione verticistica della classe dirigente secondo la fedeltà, non alle linee ideali, ma alle persone che hanno il potere.”
    Beppe Niccolai

    Il Movimento politico La Destra vuole essere movimento per davvero.
    Non solo un nuovo partito ma un “partito nuovo” in tutti i sensi, partendo dall’ intuizione di Beppe Niccolai che individuava nella questione morale il nodo irrisolto di una lotta che ha alterato la libertà del mercato.
    La crisi della politica con cui ci stiamo confrontando da anni spesso ha avuto, ed è argomento di questi ultimi mesi, come sintomo più evidente l’incapacità degli attori politici – i partiti - di indicare linee guida e di indirizzo a tutto il corpo sociale.
    Non è solo questione di uomini e di organizzazione.
    Da un lato assistiamo a una caduta di tensione morale e ideale, all’affermarsi di forme del politico sempre meno influenti e determinanti rispetto alle altre sfere dell’agire umano, ad un vera e propria mutazione antropologica della militanza politica.
    Dall’altro lato è proprio la forma partito tradizionale – verticistica e oligarchica ma senza ombra di gerarchie naturali, assemblearista ma priva di partecipazione e democrazia – ad essere degenerata trascinando con sé nel baratro le passioni, gli ideali, lo spirito di servizio volontaristico che storicamente hanno caratterizzato i grandi movimenti popolari.
    Non vogliamo con questo cedere ad improbabili romanticismi, ma non possiamo altresì non renderci conto di come la stessa legge elettorale oggi in vigore – con il suo nominare, e non eleggere, i parlamentari - non sia altro che il frutto della scarsa considerazione della politica fatta propria dagli attori politici stessi.
    La Destra non intende essere l’ennesimo frutto malato della degenerazione partitocratica della politica.
    Se la democrazia è un valore irrinunciabile in politica, vogliamo che essa trovi applicazione anche e innanzitutto all’interno dei partiti.
    Vogliamo sostituire il sudamericano lìderismo dell’uomo solo al comando – generalissimo circondato da colonnelli – con l’idea plurale di leadership non oligarchiche.
    Vogliamo costruire un movimento in cui non siano commissioni disciplinari interne - sempre controllate dall’alto - a decidere e risolvere le controversie, ma dove esista un Garante degli iscritti e il rispetto dei diritti di costoro trovi piena attuazione in relazione alle leggi e al Codice civile se occorre.
    Un movimento pienamente consapevole delle molteplicità e delle differenze esistenti sull’intero territorio nazionale e per questo costruito sulla base di ampie autonomie di natura federale.
    Ci batteremo per una legge attuativa dell’Art. 49 della Costituzione che sancisca il riconoscimento giuridico dei partiti e movimenti politici, e sanzioni il mancato rispetto dello Statuto e le violazioni dei diritti degli iscritti.
    Questo vogliamo offrire in termini di dibattito a tutti coloro che si sentono motivati ad effettuare una scelta che riteniamo innanzitutto di rivitalizzazione della politica, una scelta per noi necessaria se si vuole ritornare al governo della Nazione con una Destra capace di incidere profondamente nelle scelte politiche fondamentali; per privilegiare il bene del nostro popolo e dell’Italia rispetto ai piccoli compromessi e agli interessi di parte che troppo spesso abbiamo visto prevalere sulle necessità politiche e i bisogni e le aspettative reali del nostro popolo. Per questo sarà costante e permanente il rapporto con le categorie produttive, professionali e sociali, sia con quelle tradizionali e più radicate che con quelle che emergono dai cambiamenti dei quadri legislativi e dagli usi e dai costumi. La Destra vuole guardare al futuro anche nell’ individuazione di categorie nuove di cui intercettare la nascita e difenderne le istanze.
    Questo offriamo come base di discussione a chi vorrà partecipare ad una “Costituente per la Destra”, da svolgersi a Roma nel mese di novembre, alla quale desideriamo partecipino tutti coloro che sentono incolmabile la distanza tra i partiti esistenti e la propria dimensione politica, ma che credono sia un dovere tentare fino in fondo di rianimare un mondo addormentato; coloro che hanno dato vita ad esperienze di liste civiche, di movimenti locali e regionali e vogliono mettere i frutti del proprio lavoro a disposizione dell’intera comunità nazionale lavorando per l’unità delle forze di destra e non per la parcellizzazione di un mondo umano, politico e culturale.

    Questo offriamo con forza a tutti quei giovani che sentono il richiamo della militanza politica e non vogliono veder tarpate le ali del proprio impegno, della propria creatività e della propria volontà di costruire il futuro nei meccanismi stritolanti di organizzazioni giovanili burocratizzate nella logica del “partito dei piccoli”, prive di anima e passione, diventate soltanto fucina di un carrierismo della peggior specie. A questi giovani vogliamo offrire l’idea di un grande movimento generazionale di destra con il compito principale di cambiare insieme a noi l’Italia.

    Sulla base della adesione a questi principi chiamiamo a raccolta il popolo della Destra per una discussione sui temi concreti della sicurezza, del lavoro e dell’economia, dell’impresa e delle professioni, dell’ agricoltura e dell’artigianato, del sindacato, del terzo settore, della sanità e del welfare, della famiglia, dell’istruzione, dell’Università e della ricerca scientifica, della lotta alla droga, delle politiche sociali e culturali, dell’immigrazione e delle riforme, del governo del territorio, dell’ambiente, dell’autonomia energetica e dei grandi temi della politica nazionale ed europea, a partire dal federalismo e dal Mezzogiorno, al fine di redigere compiutamente – insieme – il programma politico della Destra italiana.

    Questo è ciò che proponiamo a chi crede fortemente nella Patria, a chi ritiene che valga ancora la pena spendersi per preservare e difendere l’orgoglio e la dignità del nostro popolo e affermare l’esistenza, l’importanza e la specificità della Civiltà italiana, a fianco delle altre civiltà e culture, nel quadro più vasto della Civiltà europea e della cultura dell’occidente;
    a chi crede che non debbano esistere pagine cancellate della storia e della memoria del nostro popolo, consapevoli che ogni periodo vada studiato, approfondito, meditato e criticato, ma che è invece un grave errore separare la Storia dalla Politica e optare per forme di giudizio trancianti, finalizzate a scopi immediati e personali di inutili legittimazioni;
    a chi ritiene del tutto inutile continuare a lacerarsi sul passato, vivere insensate nostalgie dell’ieri e dell’altro ieri, ma da persona del proprio tempo, convinta profondamente che la democrazia sia un sistema irrinunciabile per affermare e tutelare diritti e libertà, vuole concorrere a ridonare i valori fondamentali della Destra politica e culturale all’Italia e al nostro popolo.

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  2. IL CAMERATA SERMONTI E' POCO INFORMATO SULLA MILITANZA E LO STILE CHE GIOVANI E MENO GIOVANI SVOLGONO NELLE NEONATE SEDI DELLA DESTRA!!
    NESSUN COMMENTO CHI DA DESTRA ATTACCA LA DESTRA!!!
    GRAZIE STORACE, NON MOLARE!!!
    AVANTI CAMERATI

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