martedì 6 maggio 2008


Fascismo e cristianesimo

Molti fascisti furono cattolici.
O se vogliamo molti cattolici furono fascisti.

Cattolici ferventi furono Niccolò Giani e Fernando Mezzasoma, figure di punta della Scuola di Mistica fascista insieme ad altri uomini come Berto Ricci che definire invece anticlericali è un eufemismo.
Cattolici ferventi ne troviamo anche in Europa. Léon Degrelle lo è indiscutibilmente tanto che impone la presenza di un cappellano militare per le Waffen SS della Wallonie.
Ma non è poi un’esclusiva; anche i francesi hanno, sin dai tempi della LVF, il loro cappellano militare anche se, solitamente le Waffen SS, e quelle della Charlemagne non fanno eccezione, preferiscono, oggi ancora, farsi cremare prima di essere seppellite accanto alle urne dei camerati e prediligono riposare all’ombra della Runa che non a quella della Croce.
Il fascismo nasce in Italia; ragion per cui benché abbia alle sue origini fior di anticlericali e di mangiapreti, talvolta addirittura massoni (ma di una massoneria ben diversa da quella di oggi), molti dei suoi esponenti sono cattolici, anche se scarsamente praticanti: Roberto Farinacci su tutti.
Il fascismo però non fu solo cattolico; il fascismo unì tutte le verghe dell’italianità, da quelle futuriste a quelle reazionarie mettendo magnificamente insieme tutte le diverse sensibilità individuali. Potere dell’autorità, della centralità e dell’Imperium!

Fascismo e chiesa

I rapporti tra il fascismo e la chiesa furono complessi e contrastanti. Fino al 1925 la chiesa fu nettamente antifascista; durante il Ventennio essa fece quello che fa sempre, ovvero strizzò un occhio di qua e uno di là. Sicché mentre partecipò attivamente al Regime e gli fornì anche personalità di spicco come padre Gemelli che prese parte non solo alla stesura della Treccani ma anche a quella delle leggi razziali (che andrebbero forse rilette come leggi di organizzazione etnica dell’Impero) animò tutto l’antifascismo possibile e immaginabile nell’Azione Cattolica e questo quando anche i comunisti avevano preso a sostenere il Duce.
Durante la Repubblica Sociale l’alto clero - e non solo esso - coccolò i partigiani e durante la rotta del ’45 in molti casi i preti rifiutarono i sacramenti ai fascisti condannati a morte. I quali non erano di certo tutti cristiani, Ognuno ricorderà il filmato della Combat Film della fucilazione dei giovani commados del fascismo repubblicano prigionieri degli inglesi con il camerata che in punto di morte sputa al prete che lo vuole confessare.
Dopo intervenne un rapporto un po’ particolare: la chiesa offrì rifugio agli sbandati fascisti, così come aveva fatto con i partigiani e contribuì a creare le premesse per quel coacervo atlantista e mondialista che avrebbe dato l’avvio alla globalizzazione mondialista.

Le crociate contro il comunismo

Prima della caduta, prima quindi dell’inaugurazione delle Rat Lines (i canali di accoglienza dei ricercati che intanto venivano “trattati” psicologicamente) e della conseguente sottomissione neofascista agli Usa con mediazione ecclesiale, ci sono stati due momenti nei quali la causa della chiesa e quella del fascismo hanno coinciso o almeno sono sembrati farlo.
Si tratta delle due “crociate contro il comunismo”. Se in un caso, quello spagnolo, la coincidenza è autentica e totale, nell’altro caso, quello del Fronte dell’Est si tratta di un’interpretazione di parte cattolica, in quanto a quella “crociata” partecipano con fede assoluta pagani, protestanti, socialisti rivoluzionari (anche quella era una fede) e persino sinarchi europei.
Se quella di Spagna è una guerra fra due religioni, quella del Fronte dell’Est è la guerra fra due Idee del mondo, il che è ben altra cosa.
Non a caso più di un uomo e di un gruppo che in Spagna stavano dalla parte repubblicana s’impegnarono poi fanaticamente a est nello sforzo dell’Asse.
Sostenere quindi che il fascismo combatté per l’Europa cattolica è una forzatura; fu un certo cattolicesimo a volere anch’esso quell’Europa battendosi nelle file dei fascismi. I quali fascismi prediligevano gli uomini, il loro modo di essere e di comportarsi, l’etica, l’esistenza, alle etichette. E per l’Europa - senza aggettivi - si batterono fascisti protestanti, pagani e persino atei (nel senso letterale del termine che non significa non credere nel divino ma non credere nell’ente deus).

Cosa fu il fascismo

Stabilire se il fascismo sia cristiano o anticristiano o non cristiano è una sciocchezza. Bisognerebbe prima capire cosa s’intende per tale e se si esplorassero a fondo le diverse interpretazioni che gli uomini danno alle etichette dietro le quali si definiscono forse la risposta sarebbe che fu sia cristiano, sia anticristiano, sia non cristiano, sia autenticamente cristico.
Quel che è certo però sono almeno tre cose. Ovvero
Il fascismo fu spiritualismo eroico
Il fascismo fu religione della vita
Il fascismo fu antiguelfo.
Al che potremmo aggiungere che il fascismo, come compresero Pound ed Evola, fu erede dell’Impero ghibellino; anche nel suo nazionalismo imperiale e nel suo verbo universale.

Religione della vita

Che il fascismo fu spiritualmente eroico è così scontato che non vale nemmeno la pena di commentarlo. Che fu religione della vita è chiaro fin dai tempi del futurismo che seppe cogliere i soli momenti di autenticità, ovvero di presenza a sé e di contatto con il sacro, che appartengono alla vita e li classificò in: guerra, eros e arte. Una vita che ama se stessa e che gioisce nell’elevarsi! A dir poco un’eresia per i “disprezzatori del corpo” che fustigano l’eros confondendolo con la pornografia e tacciandolo di peccato. Che accettano sì la guerra ma solo se per una causa benedetta e non ne accettano invece la straordinaria spiritualità guerriera. Certo, si salva l’arte che non è poi così pericolosa visto che induce l’oggetto della sua vista a contemplazione o a folgorazione ma mai ad un’eccitazione, ad una virilità spirituale che l’amazzonismo della cattedra di Pietro non gradisce.
Non possono, allora, i cristiani amare la guerra e l’eros? Sì, certo, ma sono eretici anche se non vengono scomunicati. Così come eretici che non vengono scomunicati, ma che rischiano di esserlo, sono quelli della scuola di Mistica, perché una Mistica diretta, che non passi per il tramite clericale, non è accettabile dal Colle, anche se i suoi apostoli sono in più d’un caso cristiani e sicuramente cristici.

Il ruolo del clero

Che il fascismo fu antiguelfo è certo. Il guelfismo pretende di imporre l’autorità morale e politica del papato, di affidargli la guida delle greggi mondiali. Storicamente esso è mondialista ante litteram e specificatamente oligarchico e mercantile. Ma il cardine riposa nel fatto che i rappresentanti del clero devono guidare il resto della Polis.
Invece per il fascismo il clero ha il suo ruolo. Quello di cappellano militare o di missionario è molto considerato. Il pastore d’anime è magari rispettato, e non sempre, ma nulla più. Se poi si mette a fare politica non piace proprio.
Non è un caso se il fascismo sia stato ritenuto l’erede di quel Ghibellinismo che il Guelfismo aveva assassinato dando così vita, in modo suicida, anche al suo ineluttabile declino: perché se il sacerdote pretende di sostituirsi al rex è – in analogia esatta - come se uno volesse essere uomo dopo essersi castrato.
Che il fascismo non fu guelfo lo attesta il fatto che si batté esponendo sempre in modo esplicito il significato esatto delle sue conquiste: di giustizia, d’impero, di gloria e non dandole invece per sottintese dietro un paravento confessionale che non le comporta necessariamente ma che tende ad affidare ad altri, solitamente imbelli, i frutti della vittoria conquistata.
Che poi le vittorie del fascismo fossero, magari, più cristiane di quelle dei cristiani è possibile, ma quel che conta è che si definiscono fasciste, sono imperiali, partecipative e guerriere.

La verità è semplice

Non ha senso perdersi dietro questioni tipo: si può essere fascisti e cristiani? Oppure: si deve essere cristiani per essere fascisti?
O ancora: si deve essere fascisti per salvare il cattolicesimo?

È roba da forum e da perdigiorno.
La verità è molto semplice. Il fascismo fu ciclo eroico, religione della vita, etica, partecipazione e senso di giustizia. Fu eredità del ghibellinismo, del bonapartismo, del risorgimento e fu quindi l’innovazione nazionale, sociale e imperiale che seppe accogliere nel suo seno anche vitali culture reazionarie (borboniche e tradizionaliste); ma questo accadde e non viceversa.
Certo ad alcuni questo non piacque. Non piacque ai mormoni delle utopie rivoluzionarie del socialismo invasato e positivista, non piacque alle oligarchie sociali e culturali, non piacque alle nomenclature guelfe e in particolare a quelle scaturite dalla Controrivoluzione. Che poi altro non è se non una mistificazione grossolana della storia a partire dalla Rivoluzione Francese. Anzi da prima, visto che cerca di attribuire a un complotto diabolico tutta la serie di fallimenti che il papato ha collezionato dopo aver eliminato l’Auctoritas che reggeva l’Ecumene. Mal gliene incolse!

Da Salò a dopo Berlino

Durante il neofascismo la chiesa si occupò dei “reduci di Salò” quasi esclusivamente per metterli al servizio della Dc e della Nato e per combattere al loro interno le forze politiche innovatrici, ivi compresi i cervelli dei Far che non erano affatto idioti. Lo confermano tutte le riletture storiche di quel periodo, non ultimo “la fiamma e la celtica”.
A scoprire di colpo un mondo, quello neofascista, che nelle sue avanguardie, sole contro tutti, era diventato non soltanto anticlericale ma quasi sempre anticristiano, ci si sono messi alcuni personaggi e qualche confraternita cattolico-tradizionalista verso la metà degli anni Ottanta.
Cosa li spinse esattamente? Forse l’isolamento che aveva colpito la parte lefebvriana incoraggiò un avvicinamento tra “emarginati”. Ma temo che le ragioni non si limitino a questo.
Nel 1986 previdi quasi con certezza matematica la caduta del Muro di Berlino. Non lo feci solo ascoltando il mio istinto metafisico (che pur mi aiuta) ma perché seppi leggere tra le righe alcune affermazioni provenienti dagli ambienti della Trilateral. E del resto nel 1988 Kissinger annunciò l’evento urbi et orbi con un anno di anticipo.
Poiché la mia megalomania, che pur non manca, non è quella spudorata del neofascismo, io sono sempre convinto che quando ne azzecco una è perché lassù ai piani superiori l’hanno già messa in moto da parecchio tempo.
E ai piani superiori si trovano le oligarchie che amministrano il potere; molte delle quali sono confessionali.
La gestione della caduta del Muro di Berlino significava perciò anche la preparazione di un nuovo scenario (la sostituzione del pericolo rosso con il pericolo islamico) e la necessità d’istituire strutture di controllo di uomini, ambienti e culture.

Pertanto alcune confraternite si misero a flirtare con la cultura del neofascismo, facendo leva soprattutto sul tradizionalismo che imperversava nelle appendici di una generazione sconfitta e sulle comuni giustificazioni complottiste dei fallimenti politici.

La strategia DC

Con il cambio di papa e con il quasi contemporaneo probabile varo del partito unico si è messa in moto, a forbice, la strategia DC.
La quale, per quel che ci riguarda, spinge su dei discorsi ben precisi che sono poi i seguenti:


  • Il Duce è morto e con lui è finito il fascismo.
Il fascismo fu una parentesi storica

Quella parentesi storica s’inserisce in uno scontro di Civiltà.

Dopodiché se i nostri sono persone pragmatiche, diciamo in area AN, ci si limita a proporre loro un’alleanza in un fronte morale e moderato. E poiché il fascismo è esposto, sia dai rampanti revisori storici che vanno di moda, sia da alcuni leaders alle estreme destre come fosse stato una milizia svizzera del papa re, anche chi è fascista per sentimento (che poi è la cosa principale) ma non ha conoscenze precise, finisce con l’accettare questa democristianizzazione in modo indolore.
Alla destra estrema, invece, siamo in presenza di una vera e propria mistificazione storica e ideologica con la sovrapposizione subdola della Controrivoluzione ai simboli e alle tradizioni anche carnali del fascismo e del neofascismo. Nulla di diverso nei modi e nello spirito da quando la Massoneria subì la medesima sostituzione subdola al tempo degli Illuminati di Baviera. Tant’è che viene da chiedersi se, inconsapevolmente, i controrivoluzionari di oggi non facciano capo a centrali che li stupirebbero e li spaventerebbero se solo potessero conoscerle veramente.


Cosa cambia dalla P2?

Perché qui tocchiamo un altro punto dolente. Le confraternite sono gerarchizzate; dire a chi esattamente facciano capo è impossibile. Fenomenologicamente non c’è nulla di diverso dalle logge massoniche (e en passant non scordiamo che la P2 era guelfa). Il che significa che se si accetta che alla testa di un partito o di un’organizzazione, o comunque nel suo direttivo, vi siano persone che fanno capo ad un’altra gerarchia è impossibile stabilire chi, come e quanto, per mezzo di influenze o di altri mezzi, eterodiriga quel partito o quell’organizzazione.
Poiché questo sistema di gestione mondiale si muove per format bisogna fare molta, ma molta attenzione.
Che si torni, di certo in buona fede soggettiva ma in pericolosa incoscienza, a parlare di “maggioranze silenziose”, a cercare di far quadrato su “scontri di civiltà” e che ciò accada in prossimità di organizzazioni “amiche” che sono gerarchizzate, esclusiviste e fanatiche, puzza tanto di un passato di manipolazioni che non si dovrebbe in alcun modo permettere che si ripeta.
Cambia il colore e la simbologia di chi riveste il ruolo, ma si tratta sempre di persone fanatiche, di un fanatismo non fascista e disposte a mistificare la verità. A quei tempi ci dicevano che Coderanu era un pagano esoterico, oggi ci spiegano che il fascismo è una parentesi storica in difesa del papato.
Che cambia nella mistificazione?
Il colore, certo, ma quel che conta è che laddove si è disposti a mistificare lì allora si è pericolosissimi.

Sarà un caso ma in un paio di occasioni ho avuto modo di entrare in visita ad alcune di queste confraternite filo/fasciste (ma dichiaratamente non fasciste). Accadde a Roma e a Parigi.
In entrambi i casi il prelato che incontrai mi disse candidamente che aveva amici nella Cia e da essa era finanziata gran parte dell’attività della struttura.

Magari lo fanno in chiave strumentale. Ma si è sempre detto così ogni qual volta si è messo il collo dentro quel maledetto cappio.


Il fascismo non è morto affatto

Mi scuserete, ma non credo alle coincidenze. Il nuovo sussulto guelfo, o se volete clericale (ma è effettivamente guelfo) non mi convince. Non solo, e già sarebbe abbastanza, perché si fonda su mistificazioni storiche che, in quanto tali, sono ingenerose ed ingiuste, ma perché sembra proprio muoversi in prospettiva del puzzle democristiano, con ogni pezzetto che ha il suo specifico compito.
Perché mi viene la pelle d’oca al solo pensare che tutto questo si possa inserire, anche solo come état d’esprit nella rinnovata strategia della tensione in versione confessionale.
E soprattutto m’irrita perché nella s-fascistizzazione che esso comporta (o se preferite nella miniaturizzazione del fascismo, nella sua edizione bonsai) si avvia a neutralizzare tutto il potenziale di rigenerazione e d’indipendenza che ci è stato faticosamente trasmesso.
M’irrita ancora perché, con la veemenza dei convertiti, rigetta indietro come non mai la religione della vita: dall’eros alla mistica della guerra.
M’irrita perché è pietrificante e gelante.
M’irrita infine perché, tra le altre false premesse sulle quali si fonda, questa decadenza ideologica prova a presentarsi come casa obbligata per i cristiani fascisti. Il che non solo non è vero ma è addirittura falso. Né Degrelle, né Giani, né Mezzasoma, né Codreanu, Né José Antonio hanno mai, dicasi mai, ragionato così o innalzato stendardi neo-puritani.
E il fascismo che irrorarono con il loro sangue, mescolato con quello di tanti “miscredenti” è tutt’altro che morto. Malgrado le piroette affannose e i richiami apocalittici di certuni noi siamo testardi!

di G.Adinolfi

tratto da: http://www.nonconforme.altervista.org

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