mercoledì 29 giugno 2011


CasaPound Italia: ‘Ciao Pietro’, striscioni in oltre 50 città italiane per ricordare Taricone

Irpinia, 29 giugno - "In quell'angolo di cielo dove vive il tuo sorriso...

Ciao Pietro’’, si legge questa mattina su cavalcavia, ponti e muri di una cinquantina di grandi e piccole città italiane, da Udine ad Avellino e Cervinara, passando per Trasacco e Terni. Sono gli striscioni, a firma CasaPound Italia, spuntati nella notte in tutto il paese per ricordare Pietro Taricone, morto il 29 giugno del 2010 a Terni per un incidente con il paracadute e sepolto proprio a Trasacco, in provincia dell'Aquila. Un omaggio delle tartarughe frecciate all’amico scomparso un anno fa, che con il suo entusiasmo contagioso era stato tra i principali fautori della nascita della squadra di paracadutismo sportivo di Cpi, il ‘Gruppo Istinto rapace’, che l’attore aveva tenuto a battesimo nel febbraio del 2010.

‘’A un anno dalla scomparsa di Pietro – afferma Gianluca Iannone, presidente di Cpi - il suo sorriso è ancora dentro di noi e ci sprona ogni giorno ad affrontare con entusiasmo, coraggio e gioia di vivere le tante sfide che abbiamo di fronte. Ciao Pietro’’.


CIAO PIETRO!

Qualcuno aveva storto un po' la bocca, nella smorfia tipica del ghigno.

«Ma come..., CasaPound, che del Grande fratello ha fatto un simbolo di tutto ciò che di sbagliato c'è nel mondo, va a braccetto con Pietro Taricone?».
Voglia di pubblicità, avevano sibilato.
Chi parlava così, probabilmente camperà cent'anni. Pietro Taricone no.
È morto giovane.
È morto nel fiore della maturità, bello e forte.
Consapevole di sé, delle sue scelte.In mezzo a tanti mezzi vip che ti parlano credendo di farti un favore, Pietro si era avvicinato a noi in punta dei piedi.
Si era presentato da solo, di sua iniziativa, senza dir niente a nessuno, a una conferenza sul fascismo di sinistra.
Aveva mostrato interesse e umiltà, mettendosi a disposizione e ascoltando.
Senza la pretesa di insegnar nulla a nessuno.

Era un bravo ragazzo, Pietro. Aveva fatto fortuna come il 99% dei contemporanei vorrebbe farla. Aveva usato gli stessi mezzi non solo di starlette e tronisti, ma anche di giornalisti, politici, intellettuali che affollano i nostri schermi e magari ti fanno pure la morale.
A differenza di tutti costoro, però, aveva cercato di capitalizzare le sue fortune per crescere.

In una società dello spettacolo che fagocita tutto, Pietro non si era rassegnato a fare il saltimbanco della buona borghesia, adulato se e nella misura in cui avesse incarnato il ruolo del buffone di corte. Non si era pentito di nulla, non aveva rinnegato le esperienze passate, ma pretendeva che nessuno passasse sopra la sua dignità.
Non ti insegnava a vivere, ma non accettava che tu lo guardassi dall'alto in basso in virtù di chissà quale superiorità morale.

Qualcuno aveva storto un po' la bocca, nella smorfia tipica del ghigno.

«Ma come..., CasaPound, che del Grande fratello ha fatto un simbolo di tutto ciò che di sbagliato c'è nel mondo, va a braccetto con Pietro Taricone?».

Voglia di pubblicità, avevano sibilato. Chi parlava così, probabilmente camperà cent'anni.
Pietro Taricone no.
È morto giovane. È morto nel fiore della maturità, bello e forte.
Consapevole di sé, delle sue scelte.

In mezzo a tanti mezzi vip che ti parlano credendo di farti un favore, Pietro si era avvicinato a noi in punta dei piedi. Si era presentato da solo, di sua iniziativa, senza dir niente a nessuno, a una conferenza sul fascismo di sinistra.
Aveva mostrato interesse e umiltà, mettendosi a disposizione e ascoltando.
Senza la pretesa di insegnar nulla a nessuno.

Era un bravo ragazzo, Pietro.
Aveva fatto fortuna come il 99% dei contemporanei vorrebbe farla. Aveva usato gli stessi mezzi non solo di starlette e tronisti, ma anche di giornalisti, politici, intellettuali che affollano i nostri schermi e magari ti fanno pure la morale.
A differenza di tutti costoro, però, aveva cercato di capitalizzare le sue fortune per crescere.
In una società dello spettacolo che fagocita tutto, Pietro non si era rassegnato a fare il saltimbanco della buona borghesia, adulato se e nella misura in cui avesse incarnato il ruolo del buffone di corte.
Non si era pentito di nulla, non aveva rinnegato le esperienze passate, ma pretendeva che nessuno passasse sopra la sua dignità.
Non ti insegnava a vivere, ma non accettava che tu lo guardassi dall'alto in basso in virtù di chissà quale superiorità morale.

Non a caso Enrico Mentana, ripensando alla sua esperienza a Matrix, aveva detto che la peggiore puntata della trasmissione era stata quella basata sull'one man show di Taricone, che però si era abilmente smarcato dal ruolo di fenomeno da baraccone assegnatogli dal copione. Non a caso Fabrizio Roncone, penna acidula del Corriere, lo aveva bacchettato dopo aver saputo che Pietro era un nostro amico. Un articolo emblematico, quello, che ricordava all'attore casertano di non essere nessuno e lo avvertiva di non provare a uscire dalla macchietta. Non pensare con la tua testa, non decidere nulla della tua vita. E ora fai divertire l'elite. Fai il buffone per noi e vedrai che non ti succederà nulla.


Ma Pietro non aveva voglia di fare il buffone.
«Con i soldi che ho guadagnato dopo il Gf ho comprato dei cavalli e preferisco passare il tempo con loro», ci aveva confidato.
Nelle interviste continuava a fuggire le lusinghe della lingua di cotone del politicamente corretto e prometteva pugni in faccia ai suoi colleghi un po' maleducati.
Era un bravo ragazzo, Pietro.
È morto giovane sfidando la sorte.

È morto bene.
E a noi già manca il suo sorriso.