lunedì 3 novembre 2008


5 commenti:

  1. NOVOPRESS INFORMA:


    lunedì, 3 novembre 2008
    Guarda dove vai
    L'ottobrata romana del Blocco Studentesco; le opportunità e i pericoli per tutti, a trecentosessanta gradi

    Piazza Navona 2008 ha riscattato la Sapienza 1968: stavolta in piazza a difendere i ragazzi del movimento c'erano i giovani di quella che impropriamente viene definita destra radicale, ad attaccarli i funzionari adulti o attempati di ben altro partito rispetto a quarant'anni fa: Rifondazione Comunista. Traslatio reactionis: il codinismo ritorna alle origini, capovolto il Sessantotto. O meglio capovolto quel sovvertimento che dopo Valle Giulia s'impose al movimento generazionale.

    Come mai la sinistra ha perso il controllo giovanile? Perché è indietro di due secoli e perché il movimento studentesco odia gli schieramenti e gli inscatolamenti. La trasversalità è più consona alle avanguardie dr non solo perché il loro modello è molto più moderno e attuale dei dogmi altrui ma perché il fascismo è, per sua vocazione e natura, unitario e plurale nella sintesi mentre il comunismo (inteso come Marx + Lynch + Savonarola) è prevaricatore e anziché rappresentare il mondo vuole riprogrammarlo. In modo uniforme, monocorde e acritico. Non lo sostengo io ma la dottrina comunista.

    Perché la sinistra estrema ha reagito con tanta violenza? Perché le centrali ideologiche della sinistra paleolitica (che non sono rappresentative di tutta la sinistra e neppure di tutta la sinistra radicale) costruiscono artificialmente un mondo freddamente schematico e quando la verifica mostra inequivocabilmente, come faceva lo specchio alla matrigna di Biancaneve, che le cose non tornano, allora danno letteralmente i numeri. Chi si frappone tra la realtà reale e quella ideologicamente e teologicamente costruita diventa il male da abbattere, non ha ragione di esistere e bisogna odiarlo e ucciderlo. Tutto è concesso in nome di quella guerra santa: l'uccisione dell'infedele, i processi con rogo, le false prove, le torture, le menzogne. Perché l'infedele, il satanico, la strega non hanno dignità umana. Sono fascisti!

    Perché le cose stavolta non sono andate come i Marxl/ynchisti speravano? Perché non hanno tenuto conto della tecnica moderna e dei nuovi rapporti di forza. Grazie alle immagini che fanno il giro della rete in tempo reale, le costruzioni menzognere apprese metodicamente alla scuola degli agit-prop sono facilmente messe a nudo. Chi abbia assistito alle interviste a quelli che parlavano in nome dei delinquenti aggressori di Piazza Navona, e abbia ascoltato le loro grossolane menzogne si è reso immediatamente conto che non erano documentabili e non appena si sono poi viste le documentazioni esaustive le bugie sono state palesi. Sicché, malgrado la persitente malafede di migliaia di professionisti dell'ufficio collocamento comunista, nessuno ha potuto confutare la verità che si mostrava chiarissima. Fino a qualche decennio fa il tam-tam della disinformazione era invincibile, ora le cose cambiano. E questa è un'ulteriore prova del ritardo storico di chi vorrebbe, quasi per discendenza dinastica, essere egemone delle piazze ma non ci riesce.

    Il Governo ha detto la verità. Ciò, almeno in Italia, è sorprendente e rasenta il Guinness dei primati. Lo ha fatto non solo in quanto la documentazione era inoppugnabile e poiché migliaia di persone solidali con gli orgogliosi aggrediti del Blocco Studentesco hanno impiegato due giorni a far circolare le immagini ovunque ma anche perché qualcosa sta cambiando. Non si tratta solo di destra e sinistra ma del fatto che è in atto una tendenza di semplificazione del sistema e di concentrazione dell'autorità; a questa tendenza oppone attrito l'insieme consolidato di lottizzazioni e di privilegi antichi. C'è conflitto e il nuovo che avanza e che domina dall'alto, rappresentato da Berlusconi, non è disposto a concedere né contentini né pause ai detentori di parcelle di un potere consociativo e inerte, obbligaatoriamente refrattari al neocesarismo. Ecco la ragione principale per la quale l'apparato comunista stenta e sbanda. Ritengo che sia materia di riflessione. Per quanto mi riguarda ho ripetuto più volte che questa tendenza, almeno nella fase di assestamento, è positiva e che paradossalmente consente più spazi di libertà e possibilità di confronto che non la reazione democratica. Sembra che i fatti mi diano ragione ogni giorno di più e che s'imponga una nuova logica di confronto politico, logica che il Blocco, nella purezza dell'istinto giovanile, pare abbia già fatto sua spontaneamente.

    Cos'è questo movimento? La realtà giovanile e quella del Blocco sono molto più dinamiche e al tempo stesso meno inquadrabili di quello che si pensi, non solo a sinistra ma anche a destra. La guida morale e organizzativa del Blocco di una protesta multicolore - che non solo rompeva gli argini delle rivalità organizzative (ho saputo che anche tre coraggiosi ragazzi di Lotta Studentesca erano con il Blocco a Piazza Navona) ma abbatteva addirittura quelli delle classificazioni ideologiche - significa anche che la gioventù negava, e a mio avviso giustamente, alcuni dei punti essenziali della Gelmini e soprattutto della finanziaria ma che non lo faceva né prigioniera di un antagonismo schematico (prova ne è la serie di proposte consegnata dal Blocco ai senatori, tra cui Di Pietro che solo il giorno dopo - nomen omen? - ha fatto finta di non conoscerli), né strumentalizzabile da sinistra. E su questo più di un rappresentante del governo o di associazioni giovanili governative si è mostrato miope se non sciocco.

    L'importanza di quello che è accaduto e che i trogloditi di certe fazioni rosse hanno provato a soffocare nel sangue a Piazza Navona consiste nella scintilla del Blocco. Nell'essere riusciti, questi giovani, a compiere un'alchimia di attaulità, qualcosa che agli avversari sfugge sempre di più, un'opera colma d'inventiva e caratterizzata dalla vocazione ardita al futuro. Ascoltano, recepiscono, mettono in forma e creano. Essi, insomma, ci sono, i loro aggressori arrancano, sono fuori e non hanno prospettive.
    In un mondo che, nel bene e nel male, sarà sempre più post/partitico il rapporto dialettico Istituzioni-Movimenti sarà infatti sempre più diretto e meno mediato e sarà perciò necessario che ambo i poli (istituzionali e sociali) siano trasversali e protesi a sintesi. Il Blocco a Roma è andato in anticipo sui tempi e ha prodotto, o se vogliamo ha interpretato autorevolmente, un sentimento di interscambio tra parti e colori. Questo deve proseguire. Nessuno deve cadere nel tranello dei Marx-lynchisti e far di tutt'erba una falcemartello. Altro sono i delinquenti eredi di una mitologia della menzogna, dell'aggressione alle spalle, del linciaggio e dell'invidia bavosa, altro sono tutti coloro che sognano da sinistra. Non si cada nella specularità e non si faccia il gioco dei fans di Bentivegna.

    C'è un pericolo e grosso. Grillo e Di Pietro, tanto per fare dei nomi di pericolosi irresponsabili che si sono messi in luce come ripetitori acritici della disinformazione di Piazza Navona, lo impersonano perfettamente. L'omertà di parte, quella legge non scritta che obbliga a giustificare gli aguzzini che ti son contigui per demonizzare le loro vittime, la disonestà morale che per ragioni politiche giunge a negare ogni evidenza, fino a coprire le Foibe e a pretendere complotti per tutto, persino per la disgraziata e ingloriosa morte di Pasolini, in passato ha fatto danni enormi. Oggi tutti ripetono in modo banale e superficiale e spesso anche ingiusto la loro condanna alla lotta armata. Ma nessuno vuol ricordare gli artisti, i letterati, gli intellettuali che invitarono alla lotta armata, i giornalisti, a centinaia, che come Vigorelli sputarono veleno e costruirono panzane incredibili che inducevano all'odio. Si condanna, come eccessivo o pazzo, chiunque premette un grilletto ma si dimentica che fu armato, coperto, incoraggiato da altri; dai veri e principali assassini di decine e decine di giovani, gente che dopo aver gettato l'ananas ha nascosto la mano e poi si è messa a pontificare di pace e di maturità.

    C'è un pericolo e grosso. I trogloditi Marx-lynchisti non hanno più un futuro, non sono attrezzati né moralmente, né intellettualmente, né culturalmente, né attitudinalmente per avere un ruolo nella realtà. Ergo s'incattiviscono sempre più. Se si permetterà che per calcoli politici gente come Di Pietro o Grillo ieri e chissà chi domani continui a favorire un clima fazioso e imbevuto di odio e menzogna, se l'intera classe giornalistica non prenderà chiaramente e definitivamente le distanze da chiunque continuerà a farsi eco e amplificatore di illazioni, di sospetti, di pregiudizi, di carichi d'odio, presto gli assassini torneranno ad uccidere. Abbiamo i filmati e i sonori. Basta riascoltare le loro esaltate parole davanti alla Minerva per rendersi conto che sono già moralmente preparati; basta fissare quegli sguardi che trasudano bile, basta soffermarsi sui loro toni gonfi d'odio per non avere dubbi: perché per loro qualcuno che non ha diritto di vivere c'è. Come trent'anni fa. Uccidere non è un reato! Basta solo che qualcuno, magari uno di quelli che poi nasconderà la mano, dia loro il via. Rancore, impotenza e razzismo ideologico sono una miscela perfetta e pronta a esplodere, prontissima. Ora sta a chi ne ha il potere scegliere se lasciar accendere il cerino o invece provare a far seccare ed evaporare l'insana miscela prima che divampi.

    Allora, facciamo tesoro di tutti gli insegnamenti di questa ottobrata romana e, soprattutto, chiediamo a tutti i politici e a tutti i rappresentanti della comunicazione di fare almeno lo sforzo per imporsi l'obiettività. Chiediamo a tutti di diventare vigilanti per prevenire ciò che sarebbe tragico lasciar accadere. Ma lo si deve fare ora, se non è già troppo tardi. Perché, si badi bene, ognuno è responsabile di quel grilletto che sarà premuto se nulla avrà fatto prima per impedirlo. I precedenti sono tutti là: nessuno potrà dire "non lo sapevo". Siete disposti ancora, come trent'anni fa, ad ammazzare i vostri figli per pensare ai vostri affari privati?

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  2. L'ARTICOLO PRECEDENTE E' DI G.ADINOLFI

    Il lato D della protesta.
    Quelli di Blocco studentesco
    - di P. Buttafuoco

    Ma chi sono questi del Blocco studentesco, che un giorno sfilano insieme con gli studenti di sinistra, un altro incontrano e discutono con il ministro Mariastella Gelmini e un altro ancora sono protagonisti di duri scontri a piazza Navona con i coetanei dell’Uds e con la polizia (che alla fine ne ferma una decina)? Giovinezza al potere.
    Il pomeriggio del 28 ottobre romano nell’anno Domini 2008 scivola tra pioggerelline e chiacchiere da Radio Bandiera nera. Ventimila studenti sono scivolati da piazza Esedra fino a piazza Venezia per arrivare al Senato. Blocco studentesco, che è stato ricevuto a Palazzo Madama, dalla VII commissione, mentre le organizzazioni della sinistra venivano sonoramente fischiate dagli altri studenti, è una delle tante anime della protesta contro il decreto Gelmini. I militanti dalla T-shirt ben strutturata coi segni grafici del razionalismo hanno portato un camioncino per il comizio. Hanno portato la musica. Hanno portato la destra e la sinistra allo stesso tempo, tanto da far dire a Maurizio Gasparri: “Il sit-in anti Gelmini è una protesta fasciocomunista”. Giovinezza al potere dunque. Il giorno prima i ragazzi del Blocco studentesco sono stati accusati di aver fatto spaccare il corteo per via di certi cori: “Du-ce! Du-ce!”. Piacerebbe a tanti che fosse così, piacerebbe a tutti che fossero così solleciti a farsi fregare la piazza, il corteo, le scuole. “Ma non è così” assicura Francesco Polacchi, il loro leader, studente di storia all’Università Roma3: “L’antifascismo militante non aspetterebbe altro per far sfumare il nostro lavoro politico. Quanto sono squallidi i compagni, e i giornali che parlano solo con loro, fotografandoli in mutande…”. Giovinezza al potere quindi.

    Avranno voglia di monitorare le forze dell’ordine e i compagni dell’antifascismo militante, sempre pronti nella vigilanza democratica, ma questa storia della Giovinezza al potere non è xenofobia, spazzatura estremista, minutaglia da tristo nostalgismo. Non è neppure parentela con Forza nuova, con Fiamma tricolore, né con i residui dei fuorusciti della Destra o di An. Nulla c’è che riguardi la bottega della politica. È piuttosto una malattia allegra che conquista i ragazzi di una città che non è solo quella raccontata dai figli di papà, ma anche quella non conforme rispetto alle ideologie e ai cappelli dell’egemonia culturale della sinistra. Il Blocco studentesco che tanto allarma la destra di Azione giovani, che ne patisce con Forza Italia la grande concorrenza, quanto la sinistra che ne subisce le scorrerie in materia di conquiste sociali, è un movimento studentesco che nasce nell’estate 2006 a Casapound.
    Giovinezza e bellezza. Casapound, nel cui nome c’è Ezra Pound, il poeta americano, è diventata la matrice del progetto di Casapound Italia. E ne è stata fatta di strada da quello che era in origine: il centro sociale romano dell’occupazione non conforme, dunque non conformista, dei ragazzi di Gianluca Iannone, un capo mai coinvolto con le stupidaggini dell’estremismo, piuttosto un tipaccio molto simpatico strappato alle pagine dell’avanguardia storica italiana, a metà tra il Futurismo e l’Arditismo, voce cantante del gruppo Zeta Zero Alfa. L’inno di questi ragazzi è il loro: “Fareblocco, mille cuori, una bandiera”. E il Blocco studentesco, a farselo raccontare dal sito Bloccostudentesco.org, “È un movimento rivoluzionario, di rottura con quella che è la scuola di oggi, la scuola-azienda dove le idee sono proibite, dove gli studenti non contano nulla, dove a farla da padroni sono i professori nostalgici del ’68 e i presidi manager”.
    Giovinezza al potere è il fortunato slogan coniato da Simone Di Stefano, militante di Casapound, e le parole si muovono per andare contro la gerontocrazia. Contro il ’68 e contro i manager nelle scuole. Contro le tre I di Silvio Berlusconi, quelle di internet, inglese e impresa. Contro la legge 133, quella che prevede per gli atenei italiani la possibilità di trasformarsi in fondazioni di diritto privato. “La legge 133″ sostiene Polacchi dalla sede di Casapound “è l’ennesimo atto di smantellamento dell’istruzione pubblica cominciato con la riforma Berlinguer e seguito poi dalle altre tre: Moratti, Fioroni e Gelmini. Sebbene siano stati espressioni di governi diversi e contrapposti, i tre ministri hanno seguito un’unica direttrice: la privatizzazione.

    Quindi non si tratta di lottare, come afferma l’Uds, contro i soli 9 minuti e mezzo di tempo che Mariastella Gelmini ha dovuto impiegare per redigere il suo decreto legge, ma di una storia lunga che fa comodo a tutti”. Altro che Du-ce!, Du-ce!: “Fare entrare i privati” risolve Polacchi “diventa una necessità dal momento in cui vengono fatti tagli in 5 anni pari a 1,5 miliardi”. Giovinezza al potere perciò. Blocco studentesco alle passate elezioni scolastiche ha ottenuto a Roma il 21 per cento, un risultato con cui il gruppo s’è aggiudicato alla consulta (l’organo di governo degli studenti che si riunisce al Provveditorato agli studi) il vicepresidente, Giorgio Evangelisti, studente al liceo Vittorio Emanuele II. A livello della conta elettorale la maggioranza degli studenti è a destra, la sinistra li scavalca in materia di comunicazione ma la presenza di Blocco studentesco è diffusa a Roma. Hanno occupato diversi istituti (l’Azzarita, un liceo scientifico, quindi il Genovesi, l’Orazio, sono presenti anche al Giulio Cesare e al Nervi a Morlupo, protagonisti in innumerevoli cortei) e se si vuole fare sociologia (in anticipo sulla criminalizzazione su cui tanti fanno a gara a scommettere) le loro occupazioni sono opposte a quelle molto cinematografiche della sinistra: “Niente droga, niente spaccio” raccontano i ragazzi e le ragazze “niente da spaccare, nessun estintore da lanciare e chi rompe se ne va”. Radicato nei licei, Blocco studentesco adesso inizia la battaglia nelle università. Da 3 anni hanno fatto una campagna contro i libri di testo e “la pidocchiosa speculazione delle editrici scolastiche”, hanno chiesto incentivi per lo sport, hanno promosso lotte esteticamente indigeste alla maggioranza borghese: quella a fianco del popolo karen, quella per il Tibet e quella di ricognizione storica sulle foibe. Quest’ultima una battaglia di Livia Cavallo, studentessa di architettura, su cui i conformi, sostenuti da molti baroni cattedratici, mobilitarono una manifestazione ovviamente democratica. E antifascista. Giovinezza & giovinezze infine. Blocco studentesco segue Casapound Italia. È un movimento politico radicato nel territorio. Un forte nucleo c’è già a Verona, quindi nel Lazio. E in Toscana perfino. E a Palermo. “Rispetto al vecchio Fronte della gioventù” spiega Luigi Pulvirenti, trentenne e perciò anziano tra i militanti, “i ragazzi del Blocco fanno sindacalismo studentesco, a dirla con la letteratura, fanno il fasciocomunismo. E non sono fichetti. Non saranno mai la meglio gioventù. Non avranno mai un film ma saranno quelli della giovinezza al potere”.

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  3. Fate circolare ovunque, fino alla nausea!


    www.noreporter.org

    Vogliono il morto! Che a volerlo siano i “rivoluzionari” frustrati dalla perdita di ogni consenso e addestrati dai loro seminari politici all'eliminazione degli avversari è quasi normale. Non è normale, non è usuale, non è ammissibile, non accadeva neppure negli Anni Settanta, quello che alcuni fiancheggiatori, protettori e complici dei frustrati dei Centri Sociali e di Rifondazione stanno oggi facendo.

    Non è accettabile che escano articoli compiacenti con i facinorosi, gli aggressori, i mazzieri stipendiati dai partiti, che alcune testate nazionali (Corriere della sera, Repubblica) hanno pubblicato. Non è immaginabile che si lascino esporre all'università liste di proscrizione con nomi e foto degli obiettivi da colpire, com'è accaduto lunedì mattina. E questo all'indomani di una prima serie di aggressioni commesse in Italia condite dall'improvviso apparire di attentati vari su obiettivi diversi. Uno scenario fosco che si ripete. Permettere tutto questo significa, esattamente come trentacinque anni fa, alimentare la spirale anziché interromperla.

    Non è perdonabile che, trentacinque anni dopo, per un calcolo politicante da quattro soldi, ci sia chi, come Di Pietro, ripercorre la strada di Giacomo Mancini ammiccando a quelli che “uccidere un fascista non è reato”. Mancini se ne pentì, ma era troppo tardi. Di Pietro magari se ne pentirà anche lui ma già adesso non ha scuse perché egli ha davanti agli occhi il precedente del sangue che scorse a fiumi a causa della copertura politica al nascente terrorismo che il dirigente socialista di allora, come l'idv di oggi, non aveva saputo - o voluto - vedere. Gravissimo; ma paradossalmente nella gravità siamo già andati oltre.

    Alla Rai nella serata di ieri è stato mandato in onda un filmato forse fornito proprio dal Blocco Studentesco e sono stati incredibilmente fissati dei fermo-immagine su studenti del Blocco Studentesco con la richiesta: “Sapete chi sono? Come si chiamano? Dove abitano?”. Poiché il Blocco che non ha niente da nascondere ha fornito molti filmati ai media, e poiché i volti e i nomi di ragazzi che fanno politica e chiedono regolari permessi sono noti alla polizia, quest'appello non può avere altro effetto se non quello di scaldare gli animi di chi già viene aizzato sul terreno incosciente dell'antifascismo militante dalla segreteria di un partito che non ha più alcun argomento politico e non avrà altra conseguenza se non quella di far capire a chi partecipa alla caccia all'uomo che gode di una copertura articolata e diffusa.

    Se non li si ferma subito non tarderanno ad assassinare! Certo, come primo atto sarà denunciato legalmente chi usa la televisione come uno strumento personale e mette a rischio l'incolumità degli studenti, ma non basta. Urge una presa di posizione ferma da parte dei giornalisti e sono indispensabili le interrogazioni parlamentari.

    Trentacinque anni fa si preferì lasciar divampare l'incendio ma stavolta, per fortuna, non ci sono solo piromani. Ma un pompere che dorme diventa incendiario a sua volta. Non si sottovaluti il pericolo e non si frappongano indugi! Neutralizziamo i mandanti e facciamolo subito!

    Gabriele Adinolfi

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  4. Un blitz in Rai da parte di una trentina di giovani dell'estrema destra romana, alcuni con il viso coperto da passamontagna, e minacce ai cronisti di Chi l'ha visto. E' quanto accaduto a Roma, dopo la puntata di ieri sera della trasmissione di Rai tre, che ha mostrato un video degli scontri in occasione delle manifestazioni contro il decreto Gelmini.

    Informati dalla guardia giurata che a quell'ora non c'era più nessuno, avrebbero desistito. Nella puntata di ieri sera erano andati in onda dei filmati che ricostruivano le fasi immediatamente precedenti l'aggressione di un gruppo di studenti dell'estrema destra ai danni di altri che manifestavano davanti al Senato contro il decreto Gelmini. Gli inquirenti hanno acquisito le immagini riprese la scorsa notte dalle telecamere fisse della sede Rai di via Teulada che mostrano l'irruzione.

    Alcune telefonate minatorie sono poi arrivate in mattinata alla redazione di 'Chi l'ha vistò: si minacciano gli autori del servizio. Le registrazioni sono in mano alla digos di Roma, chi ha chiamato ha detto: "Vi abbiamo identificato a voi ed ai vostri familiari".

    Le telefonate sono state fatte a nome di Forza Nuova, ma Paolo Caratossidis coordinatore nazionale afferma che "fantomatiche minacce non sono addebitabili a noi, né direttamente né indirettamente. Noi abbiamo centinaia di utenze telefoniche intestate, come movimento politico mai faremmo una tale assurdità. C'é qualcuno che sta facendo di tutto per sollevare un vespaio inutile facendo un grande favore a Berlusconi. Se i riflettori vengono puntati su queste facezie non si riesce più ad organizzare un'opposizione bipartisan al Pdl sul decreto Gelmini".

    CASA POUND: USO CRIMINALE SERVIZIO PUBBLICO - "E' stata effettuata una pacifica passeggiata negli studi Rai di via Teulada a Roma. Abbiamo voluto denunciare un uso strumentale e criminale del servizio pubblico: infatti nella puntata del 3 novembre della trasmissione "Chi l'ha visto?" sono state mostrate immagini di militanti del Blocco Studentesco, invitando i telespettatori a fornire informazioni e generalità di ragazzi che non sono né scomparsi né tanto meno sconosciuti". Lo afferma, in una nota, Casa Pound Italia.

    "Infatti i ragazzi mostrati in trasmissione - si legge nella nota - sono già stati fermati ed identificati dalle forze dell'ordine in merito agli scontri seguiti all'aggressione subita dal Blocco Studentesco da parte dei Centri Sociali in piazza Navona il 29 ottobre scorso". "Nei fatti tramite una trasmissione del servizio pubblico - ha concluso Casa Pound Italia - si è voluto fornire a livello nazionale una vera e propria lista di proscrizione per invitare gli antifascisti più violenti a mettere in pratica la loro aspirazione più nota: 'uccidere un fascista non e' reatò".

    SCIARELLI, MAI COINVOLTO IL PUBBLICO
    La conduttrice di Chi l'ha visto Federica Sciarelli rivendica di "non aver mai coinvolto il pubblico. Non ho sollecitato i telespettatori a fornire alcuna indicazione. Mi sono solo limitata a dire 'guardate queste immagini', come del resto è documentato dalla registrazione della trasmissione".

    Come si può sentire anche riascoltando la registrazione del programma, la conduttrice ha spiegato che: della manifestazione a piazza Navona "ci sono altre immagini che sono state fatte vedere pochissimo, ci hanno chiesto di mandarle in onda e noi ve le facciano vedere. Sono immagini, devo dire, brutte, vediamole insieme al ralenti. Allora - ha aggiunto commentando il filmato - ci sono dei giovani, giovanissimi tra l'altro, li vedete in basso, proprio giovani, sicuramente non degli universitari, forse dei liceali e poi ci sono delle persone, li vedete, che stanno, proprio a calci, pugni, scudisciate che si fanno largo, sono ben visibili queste persone, questo è accaduto prima di quello che avete visto voi nei giornali e nelle televisioni, durante i telegiornali, degli scontri di piazza Navona. Guardate tra l'altro la faccia sgomenta e preoccupata dei ragazzi, sono dei ragazzini, sono veramente dei ragazzini che scappano, questi qui in basso, spaventatissimi da quello che sta succedendo".

    In chiusura, la Sciarelli ha riportato la considerazione di Enzo Letizia, del sindacato della polizia, che "ha detto 'ma come mai gli ultra' di estrema destra non sono stati, insomma, attenzionati, come quelli di sinistra'. Vi abbiamo fatto vedere queste immagini - ha concluso - che sono non belle per una manifestazione che doveva essere pacifica, appunto".

    PETRUCCIOLI A MARONI, FATTI GRAVI - Il presidente della Rai Claudio Petruccioli ha avuto un colloquio telefonico con il Ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso del quale ha sottolineato la gravità dell'accaduto e le preoccupazioni che l'episodio suscita. Le strutture dell'azienda - spiega ancora Viale Mazzini - sono inoltre in costante contatto con le autorità di Pubblica sicurezza a tutela dei lavoratori e degli impianti Rai.

    RUFFINI, DA RAI NESSUNA LISTA PROSCRIZIONE - "Non ci sono parole per commentare quanto accaduto: chi parla di 'passeggiata' non ha il senso della misura e non conosce la differenza tra violenza e non-violenza". Lo afferma il direttore di Raitre, Paolo Ruffini, in merito a quanto avvenuto ieri notte nel Centro di produzione Rai di Via Teulada. In riferimento a quanto mandato in onda ieri da 'Chi l'ha visto?' sui fatti di Piazza Navona, Ruffini chiarisce che "la trasmissione ha fatto un lavoro di ricostruzione giornalistica e non ha chiesto liste di proscrizione. 'Chi l'ha visto?' ha documentato con immagini quanto avvenuto". Il direttore di rete ribadisce che "Raitre crede nel dialogo e nella forza del lavoro giornalistico e non si riconosce in chi ci accusa di incitare la violenza: noi la violenza ieri notte l'abbiamo subita".

    ORDINE LAZIO, EPISODIO INTOLLERANZA - "Un ennesimo episodio di intolleranza e di pura violenza ha investito la trasmissione 'Chi l'ha vistò condotta dalla collega Federica Sciarelli. Il comando, dopo aver fatto l'altra notte irruzione nei locali della trasmissione superando la vigilanza, ha continuato stamane minacciando telefonicamente i redattori i quali avevano la sola 'colpa' di aver fatto il loro lavoro con serietà e professionalità ". Lo dice il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio Bruno Tucci, che esprime "ai colleghi la sua piena solidarietà e si augura che l'autorità giudiziaria, in collaborazione con le forze dell'ordine, possano fare piena luce sull'accaduto, identificando i teppisti inchiodandoli alle loro precise responsabilità"

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  5. Un blitz in Rai da parte di una trentina di giovani dell'estrema destra romana, alcuni con il viso coperto da passamontagna, e minacce ai cronisti di Chi l'ha visto. E' quanto accaduto a Roma, dopo la puntata di ieri sera della trasmissione di Rai tre, che ha mostrato un video degli scontri in occasione delle manifestazioni contro il decreto Gelmini.

    Informati dalla guardia giurata che a quell'ora non c'era più nessuno, avrebbero desistito. Nella puntata di ieri sera erano andati in onda dei filmati che ricostruivano le fasi immediatamente precedenti l'aggressione di un gruppo di studenti dell'estrema destra ai danni di altri che manifestavano davanti al Senato contro il decreto Gelmini. Gli inquirenti hanno acquisito le immagini riprese la scorsa notte dalle telecamere fisse della sede Rai di via Teulada che mostrano l'irruzione.

    Alcune telefonate minatorie sono poi arrivate in mattinata alla redazione di 'Chi l'ha vistò: si minacciano gli autori del servizio. Le registrazioni sono in mano alla digos di Roma, chi ha chiamato ha detto: "Vi abbiamo identificato a voi ed ai vostri familiari".

    Le telefonate sono state fatte a nome di Forza Nuova, ma Paolo Caratossidis coordinatore nazionale afferma che "fantomatiche minacce non sono addebitabili a noi, né direttamente né indirettamente. Noi abbiamo centinaia di utenze telefoniche intestate, come movimento politico mai faremmo una tale assurdità. C'é qualcuno che sta facendo di tutto per sollevare un vespaio inutile facendo un grande favore a Berlusconi. Se i riflettori vengono puntati su queste facezie non si riesce più ad organizzare un'opposizione bipartisan al Pdl sul decreto Gelmini".

    CASA POUND: USO CRIMINALE SERVIZIO PUBBLICO - "E' stata effettuata una pacifica passeggiata negli studi Rai di via Teulada a Roma. Abbiamo voluto denunciare un uso strumentale e criminale del servizio pubblico: infatti nella puntata del 3 novembre della trasmissione "Chi l'ha visto?" sono state mostrate immagini di militanti del Blocco Studentesco, invitando i telespettatori a fornire informazioni e generalità di ragazzi che non sono né scomparsi né tanto meno sconosciuti". Lo afferma, in una nota, Casa Pound Italia.

    "Infatti i ragazzi mostrati in trasmissione - si legge nella nota - sono già stati fermati ed identificati dalle forze dell'ordine in merito agli scontri seguiti all'aggressione subita dal Blocco Studentesco da parte dei Centri Sociali in piazza Navona il 29 ottobre scorso". "Nei fatti tramite una trasmissione del servizio pubblico - ha concluso Casa Pound Italia - si è voluto fornire a livello nazionale una vera e propria lista di proscrizione per invitare gli antifascisti più violenti a mettere in pratica la loro aspirazione più nota: 'uccidere un fascista non e' reatò".

    SCIARELLI, MAI COINVOLTO IL PUBBLICO
    La conduttrice di Chi l'ha visto Federica Sciarelli rivendica di "non aver mai coinvolto il pubblico. Non ho sollecitato i telespettatori a fornire alcuna indicazione. Mi sono solo limitata a dire 'guardate queste immagini', come del resto è documentato dalla registrazione della trasmissione".

    Come si può sentire anche riascoltando la registrazione del programma, la conduttrice ha spiegato che: della manifestazione a piazza Navona "ci sono altre immagini che sono state fatte vedere pochissimo, ci hanno chiesto di mandarle in onda e noi ve le facciano vedere. Sono immagini, devo dire, brutte, vediamole insieme al ralenti. Allora - ha aggiunto commentando il filmato - ci sono dei giovani, giovanissimi tra l'altro, li vedete in basso, proprio giovani, sicuramente non degli universitari, forse dei liceali e poi ci sono delle persone, li vedete, che stanno, proprio a calci, pugni, scudisciate che si fanno largo, sono ben visibili queste persone, questo è accaduto prima di quello che avete visto voi nei giornali e nelle televisioni, durante i telegiornali, degli scontri di piazza Navona. Guardate tra l'altro la faccia sgomenta e preoccupata dei ragazzi, sono dei ragazzini, sono veramente dei ragazzini che scappano, questi qui in basso, spaventatissimi da quello che sta succedendo".

    In chiusura, la Sciarelli ha riportato la considerazione di Enzo Letizia, del sindacato della polizia, che "ha detto 'ma come mai gli ultra' di estrema destra non sono stati, insomma, attenzionati, come quelli di sinistra'. Vi abbiamo fatto vedere queste immagini - ha concluso - che sono non belle per una manifestazione che doveva essere pacifica, appunto".

    PETRUCCIOLI A MARONI, FATTI GRAVI - Il presidente della Rai Claudio Petruccioli ha avuto un colloquio telefonico con il Ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso del quale ha sottolineato la gravità dell'accaduto e le preoccupazioni che l'episodio suscita. Le strutture dell'azienda - spiega ancora Viale Mazzini - sono inoltre in costante contatto con le autorità di Pubblica sicurezza a tutela dei lavoratori e degli impianti Rai.

    RUFFINI, DA RAI NESSUNA LISTA PROSCRIZIONE - "Non ci sono parole per commentare quanto accaduto: chi parla di 'passeggiata' non ha il senso della misura e non conosce la differenza tra violenza e non-violenza". Lo afferma il direttore di Raitre, Paolo Ruffini, in merito a quanto avvenuto ieri notte nel Centro di produzione Rai di Via Teulada. In riferimento a quanto mandato in onda ieri da 'Chi l'ha visto?' sui fatti di Piazza Navona, Ruffini chiarisce che "la trasmissione ha fatto un lavoro di ricostruzione giornalistica e non ha chiesto liste di proscrizione. 'Chi l'ha visto?' ha documentato con immagini quanto avvenuto". Il direttore di rete ribadisce che "Raitre crede nel dialogo e nella forza del lavoro giornalistico e non si riconosce in chi ci accusa di incitare la violenza: noi la violenza ieri notte l'abbiamo subita".

    ORDINE LAZIO, EPISODIO INTOLLERANZA - "Un ennesimo episodio di intolleranza e di pura violenza ha investito la trasmissione 'Chi l'ha vistò condotta dalla collega Federica Sciarelli. Il comando, dopo aver fatto l'altra notte irruzione nei locali della trasmissione superando la vigilanza, ha continuato stamane minacciando telefonicamente i redattori i quali avevano la sola 'colpa' di aver fatto il loro lavoro con serietà e professionalità ". Lo dice il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio Bruno Tucci, che esprime "ai colleghi la sua piena solidarietà e si augura che l'autorità giudiziaria, in collaborazione con le forze dell'ordine, possano fare piena luce sull'accaduto, identificando i teppisti inchiodandoli alle loro precise responsabilità"

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