martedì 13 novembre 2007

Lo Stato siamo noi, tutti noi, tutti i cittadini, anche i giovani che vanno allo stadio
LO STATO NON è L'OLIGARCHIA

La cittadella trema, i suoi guardiani pure.
Un'oligarchia parassita che succhia il sangue ad uno Stato debole e dipinge come delinquente chi attacca le rappresentanze. Un'oligarchia, anche arrogante. Un'oligarchia che ordina a quel che resta dello Stato di togliere sempre di più, di trasformare i diritti in incertezze, i cittadini in consumatori.

Una congrega che usa il potere politico per mettrsi al sicuro da scossoni che in altri tempi avrebbero fatto morire di vergogna i suoi rappresentanti.
Da una tale congrega cosa ci si può aspettare se non repressione a tappeto dopo aver sminuito a "intemperanze di balordi" una protesta che è sinonimo di insofferenza verso la sua prepotenza?
"Attaccare gli avamposti del potere":
quando emerge nel popolo questo coraggio significa che la misura è colma.
E loro lo sanno.
E quindi usare le armi della persuasione mediatica per convincere il popolo-gregge-teleguidato che si è trattato, nel caso del poliziotto assassino, di un errore, mentre, nel caso della rivolta della notte scorsa di teppismo da stadio.
Ma non è così.
le banlieuses francesi sono sempre più vicine. E loro lo temono.
Cosa fare allora? Contano sul riflesso pavloviano della massa non pensante sventolando lo spauracchio in voga da ormai sei anni e usando la parola magica: terrorismo.
E allora tutti contenti: commentatori buoni per tutte le stagioni, politicanti in cerca di platea, giornalisti a libro paga del pensiero unico.
E dicono di voler accertare se l'assalto alle caserme della Polizia sia frutto di una strategia riconducibile ad un'organizzazione politica.
Devono trovare un colpevole facile facile per spostare l'attenzione dall'omicidio volontario commesso da un loro servitore.
Hanno paura di chi in un attimo può mettere da parte le rivalità calcistiche (quelle che secondo loro - volutamente - semplicistiche analisi del fenomeno sono la radice della cosidetta "violenza negli stadi") per incanalare le forze contro il vero obiettivo: l'oligarchia che usa due pesi e due misure, il buon Raciti, l'Ultras Sandri, per restare a galla, per far diventare il calcio uno spettacolo esclusivo da pay tv e per privatizzare (anche) gli stadi.
Hanno paura perchè hanno capito che in questo Paese chi sostiene un colore calcistico fa parte, consapevolmente, di un grande gioco. Ma quando non si gioca più, quando le cose si fanno serie, queste stesse persone sono capaci di attaccare le guardie blindate - consapevoli o meno -degli oligarchi. E per non vendicare una sconfitta ai rigori. Ma per reclamare il proprio essere parte di un popolo, di essere parte integrante dello Stato, non reietti, non "terroristi".
Quando non si gioca più il potere ha paura.
L'altro ieri si è sentito, potente, uno squillo di tromba...
(Una Ultrà)



articolo tratto da: Rinascita, quotidiano di Liberazione Nazionale
del 13 Novembre 2007 numero 209 anno X

http://www.rinascita.info/

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